Arte e Mente Livestream Channel

\

owllogo

The Daily Owl
Italian Journal of Psychology and Internet
Psicologia Online

WebPsych Partnership Member

ARCHIVIO

nelle pagine dell'archivio si ritrova la storia di
Italian Journal of Psychology and Internet - Psicologia Online
ma anche la storia della psicologia italiana e mondiale in rete
dal 1996 al 2000
(i link alle pagine web o alle immagini possono risultare datati e dunque errati)

lunedì 30 aprile 2007

Psichiatria e Psicologia. Differenze.

Differenza tra psichiatria e psicologia part.#1

Pubblicato da Associazione Tipi tosti alle 10:51 in Current Affairs

http://tipitosti.blogosfere.it/2006/06/differenza-tra.html

Discorso tenuto ad una conferenza sulla psichiatria dal Prof. Borgna.

Grazie, sono cose troppo generose ascoltate da parte di M. Armezzani che ha scritto libri che non ha citato e nei quali la sua fondazione filosofica Husserliana raggiunge verità sconvolgenti e incomparabili, uso aggettivi consapevole che a volte solo questi riescono a rendere viva una partecipazione, una comunicazione. Ma sempre al di là di questo rigore Husserliano, loro conosceranno certo qualcosa di Husserl: vertigini, abissi, anche asperità a volte insormontabili a differenza di Martin Heidegger che ha reso più semplice e immediato il discorso assoluto di Husserl.

Al di là di queste fondazioni scientifiche assolute, come sempre nei suoi libri è in lei questo timbro, questa nota, questa risonanza di partecipazione umana, di comprensione e di simpatia per gli altri. Forse qualcuno di voi avrà letto qualcosa di Max Scheller il quale scrive che "senza simpatia non c'è conoscenza"; del resto su questa scia sia Goethe da una parte, ma anche Binswanger, uno dei più grandi psichiatri e filosofi del nostro tempo, ha scritto che "senza simpatia e senza amore non comprendiamo nulla di cosa gli altri siano, ma soprattutto non comprendiamo nulla di cosa gli altri vivono, soprattutto quando le ombre della tristezza e della malinconia, dolore e sofferenza scendono in noi". Io qui sono un po' sperduto, perché sono un semplice medico che ha lavorato prima in un grande ospedale psichiatrico e poi continua anche a farlo in un servizio psichiatrico di un ospedale generale, per cui nei confronti di fondazioni psicologiche e filosofiche molto alte, fatte in istituti come questi, noi siamo pratici che cercano comunque di mantenere viva anche nella prassi a volte più dolorosa e dura questa fiamma della riflessione e della soggettività, tema non solo filosofico ma che fa parte di ogni ricerca e di ogni riflessione sia di psicologia che di psichiatria.

L'oggetto della psichiatria e della psicologia quali sono? Qui si scindono, si separano due weltashaung, due concezioni teoriche e pratiche totalmente e radicalmente diverse. Se l'oggetto della psichiatria e della psicologia è soltanto la ricerca dei disturbi, dei fenomeni e delle alterazioni che avvengono a livello delle strutture encefaliche o a livello di una semplice descrittività di comportamenti, allora sia le cose ascoltate , sia ciò che caratterizza le psichiatrie e psicologie alternative a quelle dominanti che, da una parte in psichiatria fanno degli psicofarmaci l'idolo Baconiano su cui sacrificare qualunque dialogo e colloquio, dall'altra invece quelle psicologie, chiamiamole per intenderci comportamentistiche, che si sottraggono all'impegno, allo scacco, al fallimento della ricerca di cosa si muova non dentro ai comportamenti, all'esteriorità (Erinas: non so se questo nome di psicologo e filosofo vi dice qualcosa…). Rimanendo così queste psichiatrie e psicologie estranee alla tesi che l'oggetto della psicologia sia il soggetto, la soggettività, questi arcipelaghi sconfinati rappresentati dalla vita interiore e dalla interiorità. Novalis una volta ha scritto "il cammino misterioso della conoscenza va verso l'interno", qui ognuno fa le sue scelte e non ci sono verità assolute o che qualcuno possa ritenersi portatore di una onnipotenza culturale e conoscitiva perché allora non conosceremmo nulla, non ammetteremmo nulla delle infinite contraddizioni, delle antinomie radicali e assolute che ci sono dentro noi innanzi tutto, e dentro la realtà umana, i cuori, le menti di quanti chiedono aiuto e si rivolgono a psicologia e psichiatria per essere ascoltati e senza rifiuti, giudizi radicali, assoluti e manichei. Il tema, le connessioni, le infiltrazioni fra letteratura e psicologia solo apparentemente sono estranee al contesto pratico di agire, qualche citazione mi è inevitabile perché c'è il rischio, quando si dicono cose che almeno apparentemente si distaccano dal linguaggio comune di psicologia e psichiatria, di essere considerati sognatori o rapsodi senza una reale cultura, una reale capacità di trasformare il mondo, evidentemente soltanto per questo il criterio su cui si giudica in ultima istanza il significato e senso di ogni psichiatria e psicologia.

Quindi il cercare di usare il linguaggio della vita quotidiana e di cogliere aspetti comuni, sia della vita psicologica considerata seppur astrattamente normale, in quella invece segnata da psicosi e follia, cioè cercare sentieri comuni non è espressione di follia di pochi psichiatri e psicologi che vivono e cercano di avvicinarsi al linguaggio cifrato delle stelle, ma rappresenta una forma concreta di visione della vita, ma soprattutto di interpretazione della vita psicologica, ma anche per quanto mi riguarda, della vita segnata da questo enigma che resta ancora profondamente tale e abissale dell'angoscia, della disperazione, della malinconia, della follia e dell'esperienza psicotica. Karl Jaspers filosofo grandissimo, ma prima psichiatra che ha scritto il primo grande libro di psicopatologia generale ancora oggi tradotto, seppur in un italiano pessimo, Jaspers ha scritto che non ci sono ne psicologie né psichiatrie degne di questo nome che non cerchino di confrontarsi e correlarsi permanentemente con le analisi, le ricerche , le invenzioni, la grazia di letterature, di narrative, di poesie, e creazioni che sappiano rendere meno drammatico, meno insuperabile questo ponte che separa (interrotto e bruciato) quella che è l'anima, la conoscenza della vita affettivo-emozionale, la disperazione a volte anche la follia, degli altri.

Quindi l'esperienza letteraria; alcuni grandi testi che aiutino psicologia e psichiatria ad uscire dalla solitudine disperata in cui a volte queste due discipline vivono; e che rendano quindi meno acuta e straziante la diversità che può esistere tra noi e chi chiede aiuto a noi. Ogni esperienza di sofferenza, ma in particolare ogni esperienza psicotica, cambia profondamente e radicalmente le dimensioni della soggettività del tempo e dello spazio in cui viviamo quando siamo angosciati o tristi , disperati o invece trasformati dagli aironi della gioia e dell'esultanza, già queste parole e tematiche vorrebbero subito indicare come il tema soggetto-oggetto di ogni psichiatria e psicologia che cercano disperatamente di calarsi dentro, di immedesimarsi dentro volti, sguardi, fantasmi, immagini ed esperienze affettive-emozionali che gli altri fanno. Solo se fra ciascuno di noi la conoscenza si muove sul sentiero seppur segmentato e pericolante dell'introspezione, dell'analisi interiore di ciò che noi siamo, di quello che noi proviamo, solo in questo modo forse si apre una possibilità concreta per cercare di cogliere cosa gli altri vivono, sentono, provano sul piano dei loro sentimenti feriti, calpestati, lacerati e infiammati.

Chi parla fa della psichiatria pratica per cui non è, lo ripeto, qualcuno che viva nei laboratori siderali della ricerca farmacologica pura, e pure della pura speculazione filosofica. Tradurre questi temi sia pure sfrangiati, rapidi, sommari, in quella pratica clinica che diventa tramite essenziale per poter distinguere le psichiatrie utili dalle inutili, le psichiatrie che si riempiono di violenza ( e la cosa ahimè accade spesso), dalle psichiatrie che invece cerchino di sottrarsi da ogni violenza, esige innanzitutto (questa ricerca e sforzo esigono) che si colgano aspetti essenziali, strutturali di una esperienza umana quando questa è segnata, sconvolta dalla sofferenza oppure dalla follia. Nell'ospedale psichiatrico di Novara, anche se le ribalte non sono mai state accese, e non dico questo per insensata auto-trionfalizzazione, ma per indicare le connessioni tra teoria e prassi, ed in particolare di una prassi che tende a modificare spero la teoria, consentono che (come avviene a Novara) il reparto di psichiatria sia totalmente aperto senza mai nessuna contenzione, né abusi insensati di farmaci, senza mai che nessuna porta sia chiusa ma, in questo modo, quando c'è un'atmosfera interna (il merito non è mio ma soprattutto di infermieri/e che lavorano), quando si riesce a cogliere quali sono le strutture portanti di un'esperienza psicotica, allora ci si accorge che le differenze, le separazioni fra quello che è normale e quello che viene dichiarato anormale, sono differenze che scompaiono o che finiscono da una parte e dall'altra. Anche nelle esperienze psicotiche estreme, quelle che segnate nei comportamenti sembrano segnare una differenza ontologica fra l'essere sani e il non esserlo più, in realtà rivelano vite interiori, anime ferite ed i comportamenti sono solo qualcosa di subalterno, di solo apparentemente incomprensibile.

I comportamenti devono essere trasformati, interpretati cercando di cogliere quali siano i significati che in comportamenti a volte aggressivi e disperati nascano da una disperata esigenza di aiuto, da un appello che nasce dal cuore sempre lacerato e logorato ogni testo letterario, quando riesca a superare certo le incrostazioni e i paradigmi della narratività pura e riesca a cogliere cosa gli infiniti modi della vita che ci sono in noi, gli infiniti modi con cui ognuno riesce a rivivere la propria angoscia o disperazione, perché anche qui psichiatria e psicologia che non si riducano sul piano della mimesi di psichiatrie e psicologie oggettivanti e riduzionistiche, sanno come il linguaggio sia essenziale per cogliere significati e per non aggredire gli altri; a volte soprattutto quando chi chiede aiuto è sommerso da orizzonti sempre più chiusi, più disperati, a volte certo solo il linguaggio del corpo, lo stringere una mano, uno sguardo che riesca ad essere portatore di comunicazione e simpatia, riesce ad essere strumento terapeutico.

© Eugenio Borgna

Parole 'desuete'

La scorsa settimana ho fatto un gioco. Ho caricato sul computer il cd-rom dello Zingarelli, e ho selezionato i termini che vengono definiti con il limite d'uso "disus.", ovvero "disusato". Sono 1283. Molti di questi si riferiscono a oggetti o in genere significati che sono a loro volta disusati (antichi termini marinareschi, mestieri scomparsi come il viperaio, cacciatore di vipere) o sono disusati solo all'interno di un certo modo di dire (zappare i quattrini, averne molti); altri invece vengono comunemente sostituiti da espressioni aggiornate, a volte meno precise e quasi sempre non perfettamente equivalenti.

Ho scelto trentanove vocaboli in quest'ultima categoria. Ho aggiunto anche il termine desueto, non perché sia particolarmente desueto (il dizionario di De Mauro lo segnala come termine di uso comune) ma perché anch'io, come alcuni lettori che stavano seguendo questa ricerca di parole italiane da salvare, mi sono incuriosito per il fatto che lo Zingarelli parlasse di parole "disusate" e non di parole "desuete".

I quaranta termini, ognuno accompagnato dai suoi equivalenti in uso indicati tra parentesi, sono stati offerti da repubblica. it in un sondaggio aperto al pubblico alle cinque del pomeriggio del 26 aprile.

Andavano da abbacare (calcolare, computare) a senapismo (persona noiosa; pop. volg.: rompic.).

Alle sette del mattino di oggi, 30 aprile, sono arrivati più di ventiquattromila voti o, se preferite, baci lessicali in fronte a queste parole...

Lessico e Nuvole

Repubblica.it, Baloccandosi con missive desuete prossime alla rumentiera

Un commentaire à propos de mensongepsy.com

Voici un commentaire à propos de : http://www.mensongepsy.com/

Bonsoir,
Merci du signalement.
Je n'y ai guère appris de nouveau, car ces histoires nous ramènent bien en arrière : notre premier contact avait eu lieu à la suite d'une pétition "Antiritaline" ; et encore plus loin, à l'antipsychiatrie des années ' 60 - et à tout le dommage que celle-ci a causé à la psychiatrie, psychanalyse incluse - je ne pense pas que vous m'en voudrez d'inclure celle-ci dans celle-la - et surtout aux malades mentaux eux-mêmes
Tonner contre les "mensonges psychiatriques" ramène en effet à l'antipsychiatrie. Critiquer globalement l'usage de la Ritaline et éventuellement d'autres amphétaminiques en thérapeutique psychiatrique, pour la raison notamment que ces médicaments peuvent être addictifs, est équivalent à vouloir interdire l'usage des morphiniques dans leurs indications thérapeutiques propres ; ç'a été presque le cas pour ces derniers, du moins en France - combien de souffrances cela a-t-il causé - et on n'en est revenu que récemment. Tout dépend tout d'abord d'un diagnostic correct, et ensuite d'une indication thérapeutique soigneusement pesée : vous savez que ce n'est pas moi qui soutiendrai les catégorisations automatiques du DSM ; un diagnostic (et un suivi thérapeutique), c'est autre chose, qui dépend en particulier de la relation médecin-malade.
Cordialement,
J*** F*** F***

M'écrit G.Y.

"Bien, les argumentations de Jean-François Foncin sont très faibles.

Mais y-a-t'il une autre question, que j'ai vecu en première personne avec la femme, mère de mon fils, 11 ans, diagnostiqué schizophrène "affective" dès ses 20 ans.

Elle est une artiste, ell'aime la peinture, la restauration d'anciennes oeuvres, elle aime la matière, et les "substances"

ainsi, bien que nous avons commencé notre histoire et désiré un fils, dans une periode dans la quelle elle réfusait tous les thérapeutiques pharmacologiques, et donc elle "pouvait" bien vivre et agir et désirer sans aucune 'substance", quand, quelques ans après, les "voix" ont dévenues trop insupportables pour elle, elle ne si limita à se laisser prescrire des "nouveaux"
antipsychotiques, mais elle ne croyait qu'en eux, elle ne croyait qu'en la leur puissance, en quant "substances", thérapeutiques.

Et quand, 10 ans après, ceux
antipsychotiques l'amenèrent très près de sa mort, par une embolie pulmonaire, elle retomba comme au debout de sa "maladie mentale", incapable de reprendre à vivre avec nous, moi et mon fils, et nous sommes arrivés à nous arrendre au "fait", à la "necessité" de nous séparer.

Donc, j'y vois une complicité entre la croyance de cette femme, et de beaucoup de schizoprènes, en la "matière", en la "substance", et les mensongères thérapeutiques pharmacologiques de la psychiatrie."

domenica 29 aprile 2007

L’exemple italien! (s'il était tout vrai!!!)

Savez-vous comment fait l’Italie avec la psychiatrie ?

(Tiré de la Direction Départemental des Affaires Sanitaires et Sociales du Val-de-Marne du 23 Septembre 2003)

L’exemple italien

Il est particulièrement intéressant, dans ce climat d’interrogation, de se pencher sur l’organisation des soins psychiatriques dans d’autres pays.
Pourquoi l’Italie, parce que l’Italie s’est fixé des objectif assez semblables à ceux qui sont les nôtres et qui sont le socle de notre politique de secteur : Continuité des actions de prévention et de soins dans une aire géographique donnée ; Amélioration de l’image du malade mental et de ceux qui le soignent dans la société : Désinstitutionalisation.
La manière dont l’Italie a procédé pour atteindre ces objectifs est par contre très différente de la notre.

L’Italie magnifiqueLes premières expériences de désinstitutionalisation ont démarré dans les années 1960. Il faut bien entendu citer Franco Basaglia et de multiples expériences dont les plus connues sont celles de Gorizia, Trieste, Arezzo, Pérouse, Reggio, Emilia, Parme, Ferrare.

L’Italie a fait le choix de l’adoption d’une loi, la loi 180 du 13 mai 1978 qui organise le dépassement de l’hopital psychiatrique.

Partant du constat d’une souffrance institutionnelle, l’objectif n’était pas de « déshospitaliser » avec le risque d’aboutir à un simple déplacement des malades dans des « petits hôpitaux psychiatriques » mais bien de « désinstitutionnaliser », c’est à dire d’aboutir à une transformation de toutes les compétences professionnelles.

Il s’agissait en Italie, de trouver des solutions adaptées à chaque patient hospitalisé, alors que nombre d’entre eux étaient dans un isolement social total. Plus largement, il a fallut surtout organiser le maillage des services sur le territoire.

La tour de Pise en ItalieLes grands principes qui guident la réforme de la psychiatrie italienne sont les suivants :
- Le déplacement de l’intérêt centré sur la maladie seulement vers la personne et ses handicaps sociaux.
- Fermeture progressive de tous les hôpitaux psychiatriques avec arrêt des admissions progressif.
- Mise en place dans les hôpitaux généraux d’unités psychiatriques de 15 lits maximum.
- Limitation des hospitalisations sous contrainte. Avant 1978 l’hospitalisation sous contrainte était une mesure prise par la police à partir d’un certificat médical et sur les critères de dangerosité. Depuis 1978 le traitement sanitaire obligatoire est réservé aux seuls cas de soins.
- Création de services territoriaux de santé mentale qui fournissent la totalité de la gamme de soins pour la population.
- Partenariat avec les coopératives sociales.
- L’élargissement des compétences des professionnels et des non professionnels qui sont mises en commun.

L’Italie a donc fait des choix radicaux en matière de désinstitutionalisation et d’organisation des soins dans la communauté. Ces questions sont au cœur de celles que nous nous posons en France et que nous devons traiter localement dans le Val-de-Marne et en Ile-de-France dans le cadre du prochain SROS (schémas régionaux d’organisation sanitaire -Auteur du site-) La situation italienne vingt cinq ans après la mise en œuvre de la loi 180 ne peut qu’éclairer nos choix et nous aider à réfléchir et à agir.

http://www.mensongepsy.com/fr/?page_id=48

Primo Maggio in 150 Canzoni

Una piazza per cantare

Una panoramica dell’Italia musicale ‘emergente’ dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.

ASCOLTA GLI ARTISTI

sabato 28 aprile 2007

Nodi Freudiani: Spazio Aperto

Si tratta di un luogo del sito dedicato - senza limiti di ideologia o rifiuto di posizioni antagoniste - a uno dei temi caldi della psicanalisi… oggi più che mai: la formazione dell'analista, la trasmissione, la scuola, la legge dello Stato.

Il dibattito è aperto e controverso sia nel nostro paese che negli altri.

Questo spazio ne dà testimonianza.

http://www.nodifreudiani.it/pages/spazioaperto.html

Dai forum

Giorgio Antonucci, il "liberatore" dei "matti" di Imola.

Sabato Sera Online » Archivio news » Attualità

Il "Ritorno all'Osservanza" di Giorgio Antonucci "Diario dal manicomio" di Giorgio Antonucci
04 aprile 2007 | 15:25

L'uomo che toglieva le camicie di forza

"Ritorno all'Osservanza": videointervista a Giorgio Antonucci, il "liberatore" dei "matti" di Imola.

Imola. Una normale scheda su Giorgio Antonucci direbbe che si è laureato in medicina nel 1963 all'Università di Siena, che nel 1969 ha incominciato a lavorare con Basaglia a Gorizia e tra il 1970 e il 1972 ha diretto i Centri di Igiene Mentale del territorio dell'Appennino reggiano. Dal 1973 al 1996 ha lavorato a Imola allo smantellamento di due manicomi e costruendo strutture alternative per i lungodegenti.
Tutto vero, ma dice poco o nulla. Perché Giorgio Antonucci è innanzitutto un “liberatore”, uno che ha liberato i reclusi nei manicomi, persone che per anni erano state rinchiuse in una stanza, legate al letto, sottoposte a elettroshock, imbottite di psicofarmaci. E per liberare queste persone non è sufficiente aprire delle porte, ma bisogna ricondurle lentamente alla vita. Questo ha fatto Antonucci, ha ridato libertà e vita a centinaia di esseri umani. Questo andrebbe scritto nelle sue schede biografiche, ma per qualche motivo non si fa. Si scrive un normale curriculum. Ma una persona normale quante persone aiuta a liberare? A quante ricostruisce l’esistenza?

Si dirà, ma lui è un medico, è suo compito preciso ridare la vita alle persone. Già, ma quei campi di concentramento che chiamiamo manicomi erano stati riempiti su indicazione di altri medici. E Antonucci era considerato un eretico mentre i medici normali erano quelli che credevano che si potesse curare qualcuno tenendolo legato al letto o sottoponendolo a elettrochoc.
Chi è normale chi è folle? Chi è realmente pericoloso? E’ più pericolosa la libertà o chi intende limitarla? E’ più pericoloso l’omosessuale o chi intende limitarne i diritti?
A chi volesse farsi un’idea sull’argomento, consigliamo la lettura dell’ultimo libro di Antonucci: “Diario dal manicomio”. Appunti sparsi e volutamente disordinati sulla sua esperienza ventennale all’Osservanza, il manicomio di Imola. Un vero e proprio campo di concentramento, le cui vittime, però, continuano ad essere emarginate, mentre la mentalità che li aveva creati è sempre più diffusa e pervasiva. Una mentalità ben descritta nel libro di Antonucci: “L’uomo non è considerato un essere vivente dotato di libertà, ma piuttosto è visto come un genere particolare di macchina che funziona bene o male, secondo la sua più o meno duttile disposizione ad adattarsi o a sottomettersi alla società in cui vive. E’ un concetto utile a chi vuole mantenere l’ordine stabilito con i mezzi del potere e della costrizione, considerando i dissidenti, i ribelli e gli scontenti come cervelli guasti da aggiustare, invece che individui creativi capaci di scelta, quindi non sempre riducibili a modelli precostituiti e a principi autoritari”.
Esagerazioni? Ma non è forse vero, come sostiene Antonucci, che “la vita sociale interna è ormai considerata in primo luogo un problema di ordine pubblico”? La sicurezza non è, da anni, al primo posto dell’agenda politica? La libertà in che posizione si trova?
E’ vero che in Italia esiste un problema di “legalità”, ma bene fa Antonucci a ricordare come Adolf Eichmann rimanga il modello insuperabile del cittadino rispettoso delle leggi. Perché troppo spesso pensiamo di risolvere tutti i nostri problemi aumentando la popolazione carceraria o con leggi repressive, a destra come a sinistra.
“Diario dal manicomio” è quindi una lettura non solo utile ma necessaria, una lettura che ha spinto sabatoseraonline a chiedere ad Antonucci di tornare sul luogo della “liberazione” per raccontare attraverso immagini video cosa era un manicomio: chi lo aveva creato, come è stato smantellato.
Il risultato è una videointervista autoprodotta.
I pochi mezzi a disposizione non ci hanno permesso un risultato perfetto, l’integrazione dei filmati delle due videocamere e di esse con la registrazione audio si è rivelata più complessa del previsto, ma crediamo che il risultato sia comunque apprezzabile, perché il testo scritto, soprattutto quando letto su un terminale video, rende meno immediata la comprensione di quella mostruosa aberrazione che furono i manicomi.
Buona visione.

La video intervista a Giorgio Antonucci:
(Regia e montaggio di Alessandro Boriani. Riprese di Alessandro Boriani e Stefania Mazzotti)

Parte 1 (L’Osservanza)

Parte 2 (I manicomi)

Parte 3 (La psichiatria)


(Si ringraziano per la preziosa collaborazione l’architetto Piergiorgio Mongioj, consulente di Osservanza srl, il dott. Gerald Weber, curatore della mostra “Vita da pazzi - Imola 2006”, il dipartimento di salute mentale dell’Ausl di Imola).

Link:
Dacia Maraini intervista Giorgio Antonucci (La Stampa, 26/7, 29 e 30/12/1978)

Martin Heidegger, Per la Cosa del Pensiero. Tempo e Essere

Mi sono deciso, anche se entrare in una libreria e chiedere un libro di Heidegger mi faceva lo stesso effetto che se avessi cercato "Mein Kampf".

Ma tant'è, comprendere significa affrontare l'
altro non solo da sè ma di sè, e bisogna pur fare i conti anche con la propria ombra.

Inizio con un libro piccolo, "Tempo e Essere", che non significa un "piccolo libro", ed ha il pregio di raccogliere gli ultimi pensieri del filosofo tedesco.


TEMPO E ESSERE
Martin Heidegger
Traduzione di Corrado Badocco
Filosofia
Collana: Il Cammeo
Pagine: 132
Prezzo: € 14.00
In libreria dal: 12 Aprile 2007
Libro disponibile

Quando nel 1969 apparve questo libro, presso lo stesso editore che nel 1927 aveva pubblicato Essere e tempo, Heidegger giganteggiava nel panorama della filosofia contemporanea. Il primo dei quattro testi qui raccolti, la conferenza Tempo e essere (1962), richiamò subito una grande attenzione perché recava il titolo della sezione annunciata e mai pubblicata di Essere e tempo. Lì tutto doveva capovolgersi, ma al momento di attuare questa «svolta» il progetto fu interrotto, perché l’autore «non era all’altezza di offrire una elaborazione sufficiente del tema nominato dal titolo». Il Protocollo di un seminario chiarisce alcuni punti problematici della precedente conferenza. Guardando al suo lungo confronto con la storia della metafisica, Heidegger fornisce preziose spiegazioni del proprio linguaggio, oscuro e allusivo, ma forse per questo oltremodo suggestivo.
Nel saggio La fine della filosofia e il compito del pensiero (1964) l’autore sottopone Essere e tempo a una «critica immanente », rivendicando così l’unità del suo cammino: compito del pensiero è meditare sulla «verità» dell’essere.
Infine, Il mio cammino nella fenomenologia (1963) è un resoconto autobiografico in cui Heidegger ripercorre il proprio itinerario speculativo in rapporto alla «fenomenologia », intesa non come corrente filosofica ma come «la cosa del pensiero, la cui manifestatezza resta un mistero». Intorno al tentativo di pensare una medesima «cosa» ruotano gli scritti del volume. Questa «cosa del pensiero», la cosa che il pensiero tenta e ha il compito di determinare, è l’«essere» stesso nel suo rapporto con il «tempo»: «La domanda guida è rimasta la stessa, ma ciò significa soltanto che tale domanda è diventata ancora più problematica e ancora più estranea allo spirito del tempo».

http://www.longanesi.it

Quando nel dopoguerra Heidegger riprese la parola, scelse come interlocutore soprattutto il mondo francese, che contribuì in maniera decisiva alla riabilitazione della sua figura, sempre più infangata sulle colonne dei giornali, non sulle riviste specializzate, per i suoi trascorsi politici durante il nazismo.

Corrado Badocco, Avvertenza all'edizione italiana


ESSERE E TEMPO
Una nuova edizione di un opera fondamentale del Novecento
Martin Heidegger
Traduzione di Chiodi P.
Filosofia
Pagine: 638
Prezzo: € 28.00
In libreria dal: 1 Settembre 2005
Libro disponibile

Quando nel 1927 Martin Heidegger pubblicò Essere e tempo, si ebbe subito la sensazione che un nuovo astro fosse sorto nel firmamento della filosofia. Da anni le sue lezioni – di cui Essere e tempo è il distillato – avevano richiamato intorno a quel giovane «sciamano del pensiero » un folto gruppo di allievi e ascoltatori. Ma con l’apparizione del capolavoro fu chiaro a tutti che Heidegger emanava davvero un’aura magica: era un pensatore capace di fare filosofia in grande stile.
Adottando una terminologia nuova, a tratti ostica e cruda, con cui cercava di superare la crisi del linguaggio filosofico tradizionale, Heidegger riprende e radicalizza l’antico problema di Platone e Aristotele: il problema dell’essere. Ma nella sua palpitante interrogazione tale questione è riproposta in modo tutt’altro che erudito o astratto, riflettendosi in essa le inquietudini di un intero secolo: il venir meno del sentimento religioso, il tramonto della metafisica e la crisi delle ideologie, la fine dell’assoluto e il diffondersi del nichilismo, lo stridente contrasto tra una macchina moderna sempre più complessa e un uomo sempre più elementare.
La nuova edizione italiana approntata da Franco Volpi – rispettando nella terminologia la storica versione di Pietro Chiodi, ma adeguandola ai criteri richiesti da una ormai consolidata tradizione di studi e di rigore filologico – è corredata di cospicui apparati e riporta per la prima volta le Glosse manoscritte da Heidegger a margine della propria copia personale.

http://www.longanesi.it

Heidegger à plus forte raison'

'Heidegger à plus forte raison' se comprend d'abord comme une réplique. Ses auteurs prouvent, pièces en main et en observant scrupuleusement les règles strictes de la critique, que la thèse (Heidegger et le nazisme) se réduit en réalité pour les auteurs de ce livre à un tissu d'approximations, d'erreurs, de contresens dont le ressort ultime est ce type d'incompréhension que provoque une malveillance compulsive. Compte tenu du soutien médiatique apporté à cette accusation, il était nécessaire que cette mise au point fût faite. Mais il reste l'essentiel, qui est d'exposer positivement l'importance du travail de pensée que Heidegger nous a laissé à poursuivre. Car cette pensée est, encore à ce jour, capable de nous permettre de faire face à un nihilisme dont le déferlement est loin d'avoir pris fin avec l'effondrement du nazisme en 1945.

http://www.evene.fr/

Chiedo a chi ne sa più di me: io ho letto soprattutto libri e articoli 'su' Heidegger (Sartre, Farias, Montefoschi, Geymonat ...) ma nulla di 'suo'.

Vale la pena di leggerlo?

Che peso hanno le accuse di complicità, se non peggio, col nazismo, nel valutare il suo pensiero?

E che cosa è più importante OGGI?

Commentare i suoi testi, esaminarne i mille rivoli che ne sono sgorgati e che fino ad oggi arrivano e ripartono, o leggere quei testi, essendo però anche consapevoli del contesto storico in cui sono stati scritti, dell'uso che ne è stato fatto allora e che ne ha fatto lo stesso autore?


http://autoaiuto.forumup.it/post-3341-autoaiuto.html#3341

Gli Audio della Casa della Cultura, a Milano

Audio ( http://www.casadellacultura.it )

Tutte le registrazioni sono presentate in formato mp3

Per scaricare i file fare clic destro su ascolta e selezionare
"salva oggetto con nome"


17 gennaio 2006

Il cinema va in analisi...o la psicoanalisi va al cinema?

Presentazione del libro

La mente altrove.
Cinema e sofferenza mentale.

a cura di Massimo De Mari, Elisabetta Marchiori, Luigi Pavan
FrancoAngeli

Piero Roberto Goisis, Massimo De Mari, Valeria Egidi Morpurgo,
Elisabetta Marchiori, Enrico Nosei, Luigi Pavan.


12 gennaio 2006

Presentazione del libro:

Freud e Lacan in psichiatria.

di Fabrizio Gambini
Raffaello Cortina editore

Francesco Barale, Marisa Fiumanò, Fabrizio Gambini.


22 maggio 2006

L'inconscio e il problema dell'irrapresentabilità.

Presentazione del libro:

La sfida dell'irrapresentabile.
La prospettiva ermeneutica nella psicoanalisi clinica.

di Giuseppe Martini.

Giuseppe Martini, Valeria Edigi Morpurgo, Tebaldo Galli, Fausto Petrella,
Anna Ferrutta.

Sigmund Freud: I Video

In rete e' possibile trovare numerosi filmati che forniscono una visione della vita quotidiana, della famiglia, degli amici e dei colleghi di Sigmund Freud.

Qui di seguito riporto un elenco di alcuni video che mi sono sembrati particolarmente significativi.

Sono scene familiari di grande delicatezza che, oltre all'inestimabile valore storico, restituiscono un'immagine molto intima del grande psicoanalista.

Sigmund Freud: il lettino dello psicoanalista
1) FREUD E LOEWY
Questo filmato, ambientato a Pötzleinsdorf (vicino Vienna) nel 1932, mostra Sigmund Freud in conversazione con Emanuel Loewy (professore di archeologia prima a Roma e poi a Vienna).
Questo video e' impreziosito dal commento audio della grande psicoanalista Anna Freud, figlia di Sigmund (commento audio in lingua inglese).
www.milibrary.com/Freud_2.wmv (38 secondi)

2) SIGMUND E MARTHA FREUD
Questo filmato, ambientato a Grinzing (vicino Vienna) nel 1936, mostra numerosi ospiti che fanno visita a Sigmund Freud in occasione delle sue "nozze d'oro" con Martha.
Nel finale, particolarmente interessanti le immagini che mostrano Sigmund e Martha Freud a passeggio e, soprattutto, la tenera immagine di Freud che accarezza il braccio di sua sorella Mitzi, la quale, non molto tempo dopo, morira' assieme alle altre tre sorelle, in un campo di concentramento nazista.
Anche questo filmato e' commentato da Anna Freud (commento audio in lingua inglese).
www.milibrary.com/Freud_3.wmv (49 secondi)

3) FREUD E LUN
Questo filmato, ambientato a Grinzing (vicino Vienna) nel 1937, mostra Freud che coccola affettuosamente il suo cane Lun.
Nel video compare, brevemente, anche la figlia Anna.
Non e' presente l'audio.
antroposmoderno.com/media/37LUN.Mpg (8 secondi)

4) SIGMUND E ANNA FREUD
Questo filmato, ambientato a Londra, al n. 20 di Maresfield Garden, e' stato girato in occasione dell'ottantaduesimo compleanno di Sigmund Freud (1938).
Sono presenti Sigmund Freud accompagnato dalla figlia Anna.
Non e' presente l'audio.
antroposmoderno.com/media/38F-A.Mpg (14 secondi)

5) LA ROYAL SOCIETY
Per commentare questo filmato, ambientato a Londra nel 1938, riprendo cio' che Freud scrive in una lettera ad Arnold Zweig (28/06/1938):
"Quello che mi ha rallegrato di piu' e' stata la visita di due segretari della Royal Society, che mi hanno portato il 'libro sacro' della Societa', affinche' vi apponessi la mia firma (...).
Mi hanno lasciato un facsimile del libro, e se Lei fosse qui con me potrei mostrarLe le firme di Newton e di Charles Darwin.
Sono in buona compagnia!
"
Non e' presente l'audio.
www.freud-museum.at/freud/media/38roy.mpg (8 secondi)

Prima di concludere questa "rassegna multimediale" vorrei segnalare una raccolta di ben undici video amatoriali disponibile nella Video Lybrary del Freud Museum di Vienna:
www.freud-museum.at/freud/media/video-e.htm

E' inoltre possibile ascoltare l'intervista rilasciata da Freud alla BBC (Londra, 7 dicembre 1938), pochi mesi prima di morire, che inizia con queste parole: "I started my professional activity as a neurologist trying to bring relief to my neurotic patients...".
L'audio dura tre minuti, risulta molto disturbato e con un fruscio di sottofondo.
www.freud-museum.at/freud/media/sfmax.mp3

POL.it Speciale Progetto Obiettivo 2008

In questo nuovo spazio POL.it ospita i report completi dei Seminari prepatori per la SECONDA CONFERENZA NAZIONALE PER LA SALUTE MENTALE che si svolgerà nella prima metà del 2008, organizzati dal MINISTERO DELLA SALUTE.
Assieme ad altri documenti sul tema che via via pubblicheremo crediamo che questi Report possano e debbano costituire la base per l'apertura di un dibattito ancora più ampio tra gli operatori della psichiatria in Italia in questa logica come rivista saremo lieti di ricevere dai lettori contributi originali volti a rendere ancora più ampia e democratica la discussione propedeutica alla stesura del nuovo Piano Strategico per la Salute Mentale.

http://www.pol-it.org/ital/progettoobiettivo2008

venerdì 27 aprile 2007

Repubblica TV, Incubo tra i banchi.

Incubo tra i banchi

(27 aprile 2007)

Nel carcere romano di Rebibbia, l'interrogatorio di garanzia dei 6 arrestati di Rignano Flaminio. L'indagine sull'asilo degli orrori

GUARDA TUTTO LO SPECIALE:
Prima parte / Seconda parte

In studio a Roma, Carlo Bonini, la Repubblica, Roberta Lerici, associazione dei genitori di Rignano Flaminio (Agerif), Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo dell'età evolutiva e psicoterapeuta. In collegamento, Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, e Silvia Costa, assessore regionale alla pubblica istruzione. Conducono Tiziana Testa e Paolo Garimberti

Germinalyse, aujoud'hui


  • Alzheimer : de la physiopathologie à la médecine n...
  • Qu'est ce que la spasmophilie ?
  • La fibromyalgie enfin reconnue
  • PAIX AUX ENFANTS ET A LEURS
    SEXES

    Niente 'Porta a Porta' sulla Violenza ai Bambini

    Ieri sera, facendo zapping tra tutti i canali TV, RAI, Mediaset, LA7, Sky ecc.

    NON HO TROVATO (forse me n'è sfuggito qualcuno?) NESSUN DIBATTITO SUI FATTI DI CRONACA RIGUARDANTI LA VIOLENZA AI BAMBINI

    Niente 'Porta a Porta' (dove Gianfranco Fini dimostrava, ne ho colto al volo una battuta, ancora una volta che un uomo politico di destra (non estrema) trova sempre il modo di 'dire qualcosa di destra', mentre un uomo di sinistra (non estrema) quando si prova a 'dire qualcosa di sinistra' 'un ce la fa)

    Niente esperti, criminologi, psicologi, sociologi, psichiatri, grandi difensori dei diritti dei bambini... come ad esempio per il caso di Cogne (che oggi arriva a sentenza)

    Fare violenza a un bambino è meno grave?

    Certamente, non si puo' che 'ringraziare' i media televisivi per averci risparmiato inutili, dannose e illegali interviste ai protagonisti delle vicende di questi giorni, e i soliti allucinanti Processi Live, in Diretta TV

    Però anche se in Italia pochi leggono i quotidiani, e ancor meno frequentano Internet, le notizie ieri circolavano tra la 'gente', anche nelle scuole (ad esempio la scuola elementare di Brescia frequentata da mio figlio undicenne, che mi ha riferito di come la maestra si fosse - molto saggiamente - premurata di parlarne con i suoi alunni)

    Notizie di questo genere, fanno male, molto male.

    In due direzioni contemporaneamente:

    -- l'orrore delle violenze sui bambini denunciate in questi giorni

    -- l'orrore del sospetto che le persone più vicine ai bambini (genitori, maestre e maestri) possano mettere in atto, e abbiano messo in atto (ad esempio nel caso riportato in questi giorni dalla cronaca) violenze sui bambini

    Però i Media, almeno quelli televisivi, hanno preferito non vedere e non sentire né orrore né paura e angoscia.

    A nessuno è venuto in mente che le persone non sono , non devono essere, solo il bersaglio di messaggi promozionali o scandalistici, per aumentare audience e affari di quei media e dei loro padroni

    ma possono e devono venir utilizzati per facilitare la comprensione, da parte di quelle stesse persone, dei fatti proposti, sbattuti loro, più che in faccia direttamente nello stomaco, dalla cronaca.

    E allora qualcosa puo' pur essere detta, mostrata, che faciliti quella comprensione.

    O non ci sono in Italia 'esperti' in grado di dirla e di mostrarla?

    O ci sono altri motivi, che spiegano silenzi, reticenze e censure televisive?

    giovedì 26 aprile 2007

    Dai forum

    Riscrivere la Storia, nel terzo Millennio non è più 'Orwelliano', è una Prassi

    Lo rivela uno studio del ministero dell'Istruzione britannico

    Gb, no Olocausto e Crociate in alcune scuole

    Sono cancellate dai programmi di alcuni istituti superiori inglesi per paura della reazione degli studenti musulmani

    LONDRA (GRAN BRETAGNA) - La storia non viene ancora riscritta come in «1984» di Orwell. Ma semplicemente ignorata. Finendo, per evitare di parlare di argomenti controversi, di spiegare cosa è accaduto per interi secoli. E così si assiste allo spettacolo di insegnanti riluttanti a parlare della Shoah per paura di offendere gli studenti musulmani. Al punto da eliminarla dai programmi di storia per il Gcse, l'equivalente del nostro esame di maturitá. Succede in Inghilterra, dove alcune scuole secondarie hanno deciso di non affrontare l'argomento per non offendere i sentimenti degli studenti di religione islamica che negano l'Olocausto. A riverarlo è il Teaching Emotive and Controversial History, uno studio commissionato dal ministero dell'Istruzione inglese e diffuso dai maggiori quotidiani e siti web britannici.

    Corriere della Sera

    Regards d’enfants sur Paris


    Regards d'enfants sur Paris
    Caricato da bsbcrea

    Durata: 00:46Girato: 05 maggio 2006Località: Paris, Francia
    « Regards d’enfants sur Paris » illustre la force d’une pédagogie qui accorde toute son attention à l’expression de l’enfant, sous une forme orale, écrite ou artistique. Au travers de réalisations d’enfants, de vidéos et de documents historiques, l’exposition retrace l’œuvre de Germaine Tortel, inspectrice des écoles maternelles (1896-1975) et proche de Françoise Dolto.Exposition Gratuite a l'hotel de ville de Paris. Du 29 avril au 20 mai.

    Dove sono gli eredi di Françoise Dolto?

    Ma dove sono gli eredi di Françoise Dolto?

    Corriere della Sera, 26 Gennaio 1999

    ULDERICO MUNZI
    Un convegno discute la lezione della grande psicoanalista infantile: una maestra rimasta senza allievi
    Il convegno si è concluso con un appello spirituale: "Dobbiamo reinventare Françoise Dolto". I nostri giorni bui e violenti hanno bisogno di un "ritorno" della magica psicanalista dell'infanzia, morta nell'agosto del 1988. Finalmente un atto dovuto, a cui si aggiungono tanti interrogativi e tanta angoscia sull'insegnamento di questa donna ribelle, cristiana e anticonformista. Era già stata "beatificata" come la santa laica dell'infanzia: amare è ascoltare, questa era la sua verità. Ascoltare anche il feto che la madre nutre di se stessa. L'uomo è parola, il linguaggio è richiesta d'amore. E poi quel comandamento: i genitori non sono proprietari dei loro bambini. S'è parlato di Françoise Dolto per quattro giorni, all'Unesco. S'è parlato del suo "movimento", di questa "Association archives et documentation Dolto" che è tutta un susseguirsi di fremiti e aspirazioni. Che fare? Il grande protagonista è stato il bambino "doltiano", quell'essere che, per citare un esempio, s'irrigidisce terrorizzato quando coglie, dopo un'ecografia, la domanda della madre incinta al medico: sarà un maschio o una femmina? La paura del "ripudio". Oggi la società adulta ripudia l'infanzia o, peggio, ne sveglia la violenza e magari poi la vende come prodotto: accade soprattutto in Africa nei campi dei bambini-guerriglieri. A queste "giornate Dolto" c'erano Catherine Dolto-Tolich, Caroline Eliacheff, Ginette Rimbault, Willy Barral, Patrick Guyomard, insomma una certa crema dei "dottori della psiche". Noi abbiamo scelto, per una conversazione, la psicanalista Danielle Lévy, allieva di Jacques Lacan, alla cui scuola, negli Anni '60, aveva aderito anche la Dolto. Le idee di "Vava", soprannome infantile della Dolto, hanno cambiato il nostro modo di vedere non solo i bambini, ma anche gli adolescenti, gli uomini e le donne. La parola come barriera alla malattia mentale. Il silenzio che uccide. Tutto il magnifico castello di Fran´oise Dolto sembra ancora reggere su solide fondamenta, ma la sensazione più viva, al convegno, era che l'opera è rimasta incompiuta. Avere bambini non è una condanna, d'accordo. Ma dove si è sbagliata Françoise Dolto? Forse, non s'è resa conto di non poter avere eredi, "allievi operanti". Il suo pensiero era, come dire, "sterile"? "Un genio è sempre solitario. Il suo insegnamento - dice Danielle Lévy - appare semplice perché lei aveva una specie di "dono clinico", faceva parlare l'inconscio in diretta, come se non ci fossero frontiere. Quando si tenta d'imitarla, spesso tutto si blocca. Per far parlare l'inconscio, bisogna frugare in noi stessi e non rivolgersi al modello Dolto. Noi ci sbagliamo se vogliamo copiare Françoise Dolto". Un essere unico, inimitabile. E tanti "orfani" inconsolabili. Non ha creato una scuola, ma un movimento. Jacques Lacan, invece, lo ha fatto. "Tra l'altro ha dato dei concetti per "pensare" la psicanalisi", dice la signora Lévy. Certo, Françoise Dolto è "solare", vede l'aspetto buono delle cose, non crede nel diavolo, non dà spazio alla tragedia e all'orrore. "Il nero, l'orribile sono silenziosi". La Dolto non poteva immaginare l'ondata della pedofilia. Dice Danielle Lévy: "Siamo noi a essere superati dalla bruttezza della vita, dall'insistenza mediatica che se ne fa, dai massacri alla clonazione e ai serial killer. Ecco perché avremmo bisogno di una Dolto che c'incoraggi: "Non è proprio il caso d'avere paura, eccovi la strada per uscire dalla fascinazione dell'inferno"". L'inferno.
    Forse era proprio per quest'aspetto che Françoise Dolto rifiutava Bruno Bettelheim, altro mito della psicanalisi infantile. Lui aveva conosciuto l'inferno hitleriano. Dolto lo definiva un "nazista in tutù" perché Bettelheim aveva appreso nei lager che la violenza poteva essere utilizzata per il bene e per il male. Avremmo bisogno di nuove "maisons vertes", le case verdi inventate dalla Dolto, per fronteggiare la violenza. Françoise Dolto le aveva create per accogliere genitori e bambini prima del trauma della separazione dovuto all'ingresso nella scuola. L'infanzia di oggi dev'essere preparata all'orrore.

    http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/990126.htm

    A proposito di Françoise Dolto, segnalo

    Un estratto dell'intervista di Marta Csabai, direttrice della rivista ungherese di psicoanalisi THALASSA (Budapest, 2004/1) con Bice Benvenuto.

    http://www.associazionedolto.it/

    Post-psychanalyse, nouvautés


    Il Potere di dare la Caccia alle Streghe. San Simonino

    Simonino da Trento (tradizionalmente noto anche come San Simonino), fanciullo morto durante la Pasqua del 1475 e venerato come Beato dai cattolici sino al 1965. Le sue vicende costituiscono una notevole testimonianza delle persecuzioni subite dalle comunità ebraiche e delle strumentali accuse, di "omicidio rituale" che ebbero notevole diffusione in quel periodo nei loro confronti.


    http://it.wikipedia.org/wiki/Simonino_di_Trento

    Continua qui: Il Potere di dare la Caccia alle Streghe. San Simonino (Ca' di Matt)

    Vedi anche Maurizio Ruzzenenti, rsi-e-shoah.pdf

    Il Potere dell'Abuso sui Bambini. Pedofilia e Iniziazione a Pratiche Sadomasochistiche

    Questa volta, e da oggi, proviamo a seguire passo dopo passo una delle tante, troppe cronache riguardanti il Potere di Abuso che persone considerate adulte e responsabili esercitano sui bambini. Pedofilia e iniziazione a pratiche sadomasochistiche, spesso mascherate da misteri di varia natura (satanismo ecc.)

    Iniziamo dai titoli di oggi:

    Corriere della Sera

    Paese diviso tra innocentisti e colpevolisti. E c'è chi invoca la pena di morte
    Pedofilia a scuola, gli accusati si difendono
    Orrori, veleni e sospetti ?

    Orrori
    oppure
    veleni e sospetti ?

    Già nei titoli tutta l'ambiguità e i non detti che regolarmente accompagnano le cronache relative alle violenze praticate sui bambini.

    Continua qui: "Il Potere dell'Abuso sui Bambini. Pedofilia e Iniziazione a Pratiche Sadomasochistiche" (unicadimatt)

    Rapporto medico-paziente (Univadis)

    Editoriali Univadis - Rapporto medico-Paziente
    http://www.univadis.it

    Peut-être lorsque, enfin, nous célébrerons mutuellement la libération de l’autre.

    Quand tout cela finira-t-il ?

    mis en ligne le mercredi 25 avril 2007
    par Gershon Baskin

    Jour du souvenir en Israël : souvenir des douleurs, des pertes, souvenirs qui sont les mêmes du côté palestinien. Comment mettre fin à ces douleurs et à ces pertes ? Peut-être, conclut Baskin, "lorsque, enfin, nous célébrerons mutuellement la libération de l’autre."

    Jerusalem Post, 24 avril 2007

    Trad. : Gérard Eizenberg pour La Paix Maintenant

    Quand les sirènes hurlent, je pleure. Le monde s’arrête et malgré le bruit décroissant des sirènes, c’est le silence que j’entends. La douleur de la perte, les sanglots de mères, de pères, de frères et de soeurs, de fils et de filles : jamais plus on ne pourra le toucher, l’embrasser, le serrer dans ses bras ni même le voir. Mort au champ d’honneur. Au service de la patrie. Il est tombé pour que d’autres puissent vivre. Des cimetières, des tombes à perte de vue, chaque année de nouvelles tombes avec de nouveaux noms gravés, de nouveaux combats, de nouvelles familles en deuil...

    Comment pouvons-nous les convaincre que nous voulons la paix ? Comment peuvent-ils nous convaincre ? Comment faire ensemble pour mettre fin à tout ce chagrin, à toute cette douleur ? Comment faire pour reconnaître, chacun, le chagrin et la douleur de l’autre ?

    Peut-être lorsque, enfin, nous célébrerons mutuellement la libération de l’autre.

    Quand tout cela finira-t-il ? par Gershon Baskin (25 avril 2007)

    mercoledì 25 aprile 2007

    Forum Salute Mentale Brescia. Legge 180, 29 anni dopo

    FORUM SALUTE MENTALE DI BRESCIA

    spazio autogestito

    LA LEGGE 180, 29 ANNI DOPO: PER CONDIVIDERE UNA SCADENZA

    Il Forum di Salute Mentale ed il Comune di Brescia vogliono dedicare un luogo a Franco Basaglia, lo psichiatra che negli anni 60 e 70 obbligò la socie tà di allora a scoprire che esistevano i Manicomi e che dentro i Manicomi c’e rano tanti matti. Ogni tanto ci viene da pensare che, come i corsi ed i ricorsi, nonostante i Manicomi siano stati chiusi per la legge voluta ostinatamente da Franco Basaglia, ancora ci si dimentichi che ci sono persone, cioè uomini e donne, giovani e vecchi che a causa della loro malattia psichica soffrono e soffrono due volte perché al loro disturbo si somma una grave discriminazione sociale per cui le cure non sono le migliori possibili, il loro posto nella società non è garantito. Ancora oggi soffrire di una malattia mentale è una condanna all’isolamento, all’emarginazione.

    Quindi, anche que st’anno ricorderemo l’approvazione della legge 180 de l 13 maggio 1978 con un’iniziativa di presentazione al “ Salone Vanvitelliano”, insie me ai rappresentanti dell’Amministrazione Comunale di Brescia, del progetto del FUTURO PARCO BASAGLIA che troverà sede in via Duca degli Abruzzi, di fronte all’e x ospedale psichiatrico.

    Vi invitiamo quindi all’incontro dell’ 11 Maggio, alle 18, in Loggia, pe r ritrovarci e, in quell’occasione , darci un appuntamento di lavoro in cui ripensare a come poter alleviare alcune delle sofferenze dei “non meglio definiti” pazie nti psichiatrici e delle loro famiglie. Vorremmo parlare del diritto alla casa, del diritto al reddito per una vita dignitosa ed a come renderli attuali.

    Di loro (non si sa nemmeno più come chiamarli: matti, malati di mente , pazienti psichiatrici, disturbati psichici, portatori di disagio psichico?!) non si parla più, la loro cura ed assistenza è stata frantumata in mille rivoli, molti operatori si adoperano per offrire buone relazioni ed affettuosa vicinanza, ma non è sufficiente: i malati di mente con i loro terapeuti sembrano vivere in un vuoto pneumatico, in un silenzio che odora di dimenticanza. Da quei luoghi di non senso devono poter uscire e ritrovarsi fra noi…. Noi dovremmo ricordarci che, anche per noi, non è sempre facile vivere e che, senza di loro, non c’è soluzione.

    Speriamo di incontrarci venerdì 11 Maggio, dalle 18 alle 20, anche per gustare insieme un aperitivo offerto dall’ associazione “ Non solo noi “ del commercio equo e solidale, accompagnato dalla buona musica di un “Gruppo di Amici”.

    IL FORUM DI BRESCIA

    http://www.psichiatriabrescia.it/F20070419.htm

    Il Nido del Cuculo, su Radio Blackout, Torino

    Benvenuti al Nido del Cuculo, trasmissione radiofonica di controinformazione e cultura antipsichiatrica: la voce libertaria del dissenso, contro l’incarcerazione psichiatrica e la coercizione ...

    ... per una società libera dal pregiudizio e dal controllo sociale mascherato da cura medica.

    OGNI GIOVEDÌ // ORE 16:00—17:00
    su Radio Blackout 150.250 FM
    # Torino #

    http://www.nido-del-cuculo.anti-psichiatria.com/

    Qualcuno volò sul nido del cuculo, ma quel che vi trovò furono aquile...

    sì: aquile! Perchè questo programma radiofonico è condotto da due spiriti ribelli e indomabili: Tristano Ajmone e Paola Peste.

    Tristano è un sopravvissuto alla psichiatria e agli OPG ... Peste è un’acerrima nemica pubblica della repressione e la coercizione. Dai microfoni di Radio Blackout attaccano e sfidano la psichiatria smascherando la truffa della Salute Mentale, il ruolo centrale della psichiatria nel controllo sociale mascherato da cura medica, ed il business dello psicofarmaco.

    Era Freud ad avere il complesso di Amleto?

    Psicologia e Teatro
    Una rilettura di Shakespeare in chiave psicologica
    di: Stefania Ciani

    E’ di grande fascino l’esperienza di rileggere le opere di Shakespeare attraverso un approccio psicologico. Si resta impressionati da come certi testi che, dai tempi del liceo, trovano una sistemazione ben definita nel proprio immaginario, possono continuare a mostrare nuove facce o sfumature, ed in molti casi siano arricchiti da un’interpretazione psicanalitica. D’altra parte, il proliferare di questo tipo di studi a partire da Freud e dai suoi allievi - come Ernest Johns ed il suo Hamlet and Oedipus, per arrivare ad autori contemporanei come Jacques Lacan, o all’illuminante raccolta Representing Shakespeare: New Psychoanalytic Essays , a cura di Murray Schwartz e Coppélia Kahn - testimonia una certa fortuna che l’approccio psicanalitico ha riscosso all’interno della critica shakespeariana.

    PsicoLab

    Abusi psichiatrici, da Radio Radicale

    Tema di una sedicenne sulla psichiatria

    Attualmente vengono stanziati miliardi dai governi, assicurazioni e dalle tasse dei contribuenti per ricercare le cure che gli psichiatri stessi ammettono non esistere. Le “terapie” psichiatriche hanno causato milioni di morti. ... Continua

    martedì 24 aprile 2007

    Sciopero della fame ad oltranza per la moratoria delle esecuzioni capitali.

    Pannella e gli altri ci chiedono di confermare, estendere e rafforzare lo sciopero della fame in corso perchè sia presentata una risoluzione per la moratoria universale all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite in corso patrocinata, oltre che dall'Italia ed altri paesi europei, dai paesi rappresentativi di tutti i continenti che ne condividono l'obiettivo e non come iniziativa dell'UE in quanto tale, relegando in tal modo l'universalità della richiesta di moratoria ad un vecchio schema non più presentabile e degno di tale grande obiettivo. Facciamolo, fallo anche tu, vai a questo link e sostieni lo sciopero della fame con un numero certo di giorni di astensione dal cibo o, se te la senti (valutando attentamente le condizioni fisiche e psicologiche in cui ti troverai a condurlo) aderendo "ad oltranza". E' importantissimo, anche nei confronti dei mezzi di informazione fino ad oggi omertosi, che l'iniziativa divenga di tante, tantissime persone che in modo nonviolento ed esponendosi pubblicamente dichiarino di voler dare il loro contributo perché la pena di morte sia cancellata, intanto attraverso una moratoria, dal nostro pianeta.

    Confidiamo anche in te

    Simone de Beauvoir

    Simone de Beauvoir, Les Belles Images : au carrefour de Delphes ou à la route de Delphes ? par Kadoglou Triantafyllia.

    Simone de Beauvoir est en tant qu'écrivain la première à mettre la lumière sur le rôle coupable de Jocaste, à faire voir avec une dignité diachronique l'omnipotence et l'omniprésence de la mère en fonction de l'absence presque totale du père dans la famille, à dénoncer en réalité, beaucoup plus avant que les femmes-analystes, le meurtre de Laïos, du père primitif, à prédire même la mort totale du père contemporain, à travers les nouvelles pratiques scientifiques.

    http://www.republique-des-lettres.fr

    Da segnalare, sul quotidiano La Repubblica (24 aprile 2007), un articolo di Luce Irigaray, dal titolo Ségolène Royale e le altre; torna la passione per la politica

    Dai forum: