12 maggio: Il mito della famiglia naturale, la rivoluzione dell'amore civile
di Diego Galli
pubblicato il 01 Maggio 2007
Roma, 12 maggio 2007 - Sala delle conferenze, Piazza Montecitorio 123
Dobbiamo affermare con forza il principio per cui occorre che le famiglie si fondino sempre più non su una definizione astratta e ideologica com’è quella di famiglia naturale, utilizzata per legittimare politiche di stampo fondamentalista e oppressivo, ma sul dialogo, sullo sviluppo delle qualità relazionali ed emotive, sulla parità a prescindere dal sesso, sulle forme plurali che le relazioni affettive assumono per conciliare l’amore con l’imprescindibile autonomia e libertà degli individui che lo animano e gli danno corpo. Il riconoscimento delle unioni civili, delle unioni tra omosessuali, il compimento della vittoria del referendum sul divorzio con l’accorciamento dei tempi necessari ad ottenerlo, rappresentano conquiste civili da assicurare alle famiglie italiane, per rispettare la loro verità, e difendere l’inalienabile libertà individuale anche nel campo, fondamentale per la realizzazione personale e morale, delle scelte affettive.
http://www.radioradicale.itL'Indagine conoscitiva approvata dalla commissione affari sociali della Camera
Crescono i single, le coppie senza figli, diminuiscono i nuclei familiari estesi
Famiglia, una su cinque è "diversa"
In 10 anni +70% i figli fuori dal matrimonio
http://www.repubblica.itTuttavia la differenza dell'Italia, insieme ad alcuni paesi mediterranei, rispetto ad altri paesi europei, e' che il dilazionamento del matrimonio rappresenta anche un dilazionamento dell'uscita dalla famiglia d'origine e della costruzione di una nuova, con una tendenza a procrastinare nel tempo il momento della procreazione. Questo cambiamento di tipo ''culturale'' e' in parte all'origine, in Italia, dell'aumento consistente della percentuale di adulti, tra i 25 e 34 anni, che continuano a vivere all'interno del nucleo familiare di provenienza. Infatti i giovani celibi e nubili compresi in questa fascia di eta' che vivono ancora nella famiglia di origine passano dal 35,5 al 43,3 per cento dal 1995 al 2005, superando ormai la quota dei loro coetanei che vivono in coppia con i figli, che diminuiscono dal 40 al 29,4%.
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