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venerdì 18 maggio 2007

L'Ontologia di Giacinto Plescia

Giacinto Plescia - Ontologia della physis

Tesi per il Corso di Perfezionamento in "Scienza e Filosofia: Temi di Epistemologia Generale e Applicata"

Tutor: Prof. Sergio Givone

Direttori: Proff. Paolo Parrini - Roberta Lanfredini

Dipartimento di Filosofia, Università degli Studi di Firenze

a.a. 2003-2004



Prefazione



Alcuni inediti dell'archivio di G. Colli, in cui è presente un nuovo chiasma del mito, portano a ripercorrere l'interpretanza nicciana di mythos e logos, il concetto di abisso in Givone, alcuni momenti del pensiero heideggeriano, ad interrogarsi se logos e techne prevalgono sul mito o sono una sua singolarità e impongono una riflessione sulla problema del tempo.

Un'innovazione teorica, tramite l'attrattore strano di Lorenz e le teorie di Hawking, delinea il paradigma della temporalità immaginaria, altra da quella lineare, e fa emergere una Topologia dell'Essere che vede il mithos all'interno di spazi topologici.

La crisi dei fondamenti "non obbliga ad accettare le conseguenze antifilosofiche di alcuni" (Parrini), la nuova epistemologia è messa in guardia dai rischi del relativismo (Lanfredini), mentre il sentiero interrotto della crisi, dai frattali di Mandelbrot alle catastrofi di Thom, sembra condurre ad una noematica ontologica godeliana.

Quando il sapere, per esempio, ha di fronte a sé un disco in cui sia incisa una musica può definirne l'evoluzione; lo stesso soggetto visivo, all'interno del disco, non riesce a stabilire un percorso, un senso: si trova in una situazione chaotica. I confini e l'orizzonte degli eventi sono ben delineati (es. a forma di disco) ma è impossibile calcolare l'itinerario interno.

L'ontologia della differenza, quasi fosse un chaos, non ha trovato forme stabili di rappresentazione a causa della sua origine abissale. Nello zeit-raum mozartiano, metafora del chaosmos, spazio e tempo sono governati da una differenza e dialogia: tempo ordinato e spazio disordinato, tempo caotico e spazio cosmico.
Emerge una ontologia del chaos che dispiega luoghi e regioni ove gli eventi appaiono incomprensibili e indecidibili e viene delineato un paradigma che va oltre il pensiero debole o forte.

G. Camilla Iannacci

http://www.club.it/autori/libri/giacinto.plescia/prefazione.html
con l’eventuarsi del pensiero poetante si consentì all’ontoepistemica d’essere com-presa anche dall’esserci-pensante oltre che dal musagete-poetante. Aldilà degli eventi della destinanza ontokronotopica, nella nuova epochè dell’ontoepistemè la com-prensione dell’essere-arte-disarte è consentita proprio dalla messa-dismessa in opera dell’ontoepistemica nelle opere dell’arte com-prese e contemplate dal pensiero poetante pensante. Il dis-oblio dell’ontoepistemica consente l’insorgere di una nuova meta-epistemè-tecnè quale nuova metafisica-tecnè o in continuità con quella? Tutto è possibile. Qui ed ora il disoblio dell’ontoepistemè non ha ancora consentito nessuna meta-epistemologia-ermeneutica giacchè la com-prensione dell’essere opera d’arte-disarte non si lascia irretire nel fondamentalismo metafisico epistemologico ermeneutico, neanche dalla sua immagine mondana della metaepistemica. Forse la com-prensione dell’essere dell’ente potrà dispiegarsi anche nella possibile metaepistemè: qualora l’ontykona si sottragga dalla mondità per kriptarsi-decriptarsi solo nella dismittenza intermittente dell’essere opera d’arte-disarte. È possibile che in futuro l’esserci pensante possa dispiegare la meta-epistemica quale trascendenza della metafisica ermeneutica epistemologica: nulla da anticipare ai posteri: però nel corso della temporalità la metaepistemica non si è mai disvelata o si è discoperta assentemente presente solo nell’esserci pensante del pensiero poetante quale com-prensione dell’essere dell’entità dell’opera d’arte gettata dai loro musageti nella metamorfosi ikonica della dismittenza dell’essere arte-disarte dell’aletheia-disaletheia. È possibile che la metaepistemica consenta la messa in opera di un nuovo meta-paradigma metafisico-epistemico-ermeneutico quale com-prensione dell’esserci della verità della messa in evidenza dell’essere dell’ente nella mondità e mondanità dell’opera d’arte. Si pensa alla nuova forma ontodinamica dell’ontoimagine, anche nella sua essenza frattale o infinitesima-infinita-asintotica prossima alla quantica kronotopia planckyana.

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