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venerdì 24 agosto 2007

La dottrina del 'fare assieme', di Renzo De Stefani ha portato a Pechino 211 disabili psichiatrici

Il convoglio era partito da Mestre l'8 agosto sulle Orme di Marco Polo
Ecco Pechino, treno dei matti a destinazione
Nelle carrozze 211 disabili psichiatrici, operatori, volontari e giornalisti per combattere i pregiudizi sulla malattia mentale

Corriere della Sera, 23 agosto 2007

PECHINO - Alle 19.15, le 13.15 ora italiana, il «treno dei matti» è finalmente giunto a destinazione. A fare gli onori di casa e accogliere lo speciale convoglio alla stazione centrale di Pechino l’ambasciatore d’Italia, Riccardo Sessa. Il marciapiede davanti al K614 delle ferrovie cinesi si è subito animato: striscioni, urla di gioia per la riuscita dell’impresa e le note dell’Inno di Mameli cantate a squarciagola. Sono finalmente arrivati i 211 cittadini italiani - disabili psichiatrici, operatori, familiari, volontari e giornalisti provenienti da tutta Italia - partiti da Mestre l’8 agosto scorso sulle orme di Marco Polo con lo scopo di contrastare e ridurre lo stigma e i pregiudizi nei confronti della malattia mentale.

A sostenerli e a fare da collante la dottrina del «fare assieme», da molti anni proposta dal direttore del Dipartimento di salute mentale di Trento, Renzo De Stefani, e dalla sua equipe come strumento di prevenzione e cura. «Fare assieme» – in questo caso – è compiere un viaggio simbolico per lanciare una sfida ancora più difficile e dare visibilità al principio base di questa filosofia: la valorizzazione della responsabilità personale, della partecipazione di utenti, operatori e familiari.


A Budapest, Mosca, Irkutsk, Ulan Bator ed Erliang ci sono state le soste più lunghe e significative del viaggio, occasioni per visitare musei, passeggiare sulle rive del lago Baikal, fare acquisti nei mercati tipici, assaggiare i prodotti locali, fare incontri importanti. Le carrozze che li hanno ospitati si sono spesso trasformate in microcosmi di sperimentazione e scambio. Insieme, i protagonisti di quest’avventura hanno praticato lo yoga, parlato di politica, occupato il vagone ristorante per improvvisare una spaghettata durante il controllo doganale, creato gruppi di auto-aiuto per smettere di fumare, recitato il rosario, istituito corsi di uncinetto, seguito lezioni di fotografia tenute dal regista Giovanni Piperno. Quest’ultimo, già vincitore al Torino Film Festival nel 2003, racconterà il viaggio in un film-documentario di 80 minuti finanziato dal Ministero della salute, presente all’iniziativa anche nella persona del consigliere Marco D’Alema.
E dopo la visita alle celebri grotte Yungang, nello Shanxi, hanno affrontato l’ultima tappa del loro viaggio in treno: da Datong a Pechino.

Poco più di 350 km percorsi in circa sei ore. Quando la fatica del viaggio già si faceva sentire. Perciò in moltissimi hanno optato per trascorrere le ultime sei ore di viaggio dormendo per recuperare le forze. A tratti, nei tre vagoni riservati alla comitiva, solo il rumore del treno sulle rotaie. Le voci di chi ha preferito restare sveglio, invece, contengono mille domande su come sarà davvero questa Cina e su come saprà accoglierli. Nonostante non siano mancati piccoli problemi quotidiani, conflitti e divergenze, tutti concordano sul fatto di aver condiviso un’esperienza indimenticabile, che li ha arricchiti e ha dato loro la possibilità di vivere emozioni indescrivibili. Sensazioni che molti partecipanti non avrebbero mai pensato di poter incontrare.


Rosalia, 50 anni, non era mai uscita dalla sua Palermo. Dice che grazie a questo viaggio nei suoi occhi c’è qualcosa di nuovo e sottolinea che il valore aggiunto di questa avventura è il suo carico di speranza. Luigi è entusiasta della cordialità dei mongoli e dei cinesi ed è felice che il suo gruppo del nord Italia si sia piacevolmente mescolato con quello partenopeo. Anche questo può essere annoverato tra i risultati positivi dell’iniziativa.


Quello che invece ha segnato profondamente l’esperienza di Carlo è il contrasto tra l’essere costretti negli angusti locali del treno e il visitare gli spazi sconfinati del continente asiatico. Percorrendo i corridoi dei vagoni si incontra anche Francesco, 9 anni, il più piccolo del gruppo. All’inizio non voleva nemmeno salire sul treno perché aveva paura di annoiarsi stando rinchiuso tutto quel tempo. Ora, invece, è contento di essersi lasciato convincere. Ha conosciuto molte persone nuove e si diverte a spifferarne i segreti, compresa una storia d’amore sbocciata tra le carrozze dirette a Pechino. Mancano totalmente, nel suo sguardo di bambino, la paura e i pregiudizi di tanti adulti che costruiscono muri invalicabili tra una presunta normalità e il mondo della follia.


Nei prossimi giorni la speciale comitiva di turisti visiterà le principali attrazioni della capitale cinese: la Città Proibita, il Tempio del Cielo, il Palazzo d’Estate e la Grande Muraglia. E lunedì di nuovo tutti a casa, questa volta con un banale biglietto aereo.


Giada Messetti

23 agosto 2007

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