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Italian Journal of Psychology and Internet
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nelle pagine dell'archivio si ritrova la storia di
Italian Journal of Psychology and Internet - Psicologia Online
ma anche la storia della psicologia italiana e mondiale in rete
dal 1996 al 2000
(i link alle pagine web o alle immagini possono risultare datati e dunque errati)

martedì 5 giugno 2007

Network spionistico: la verità è schierata

Leggendo Republica.it di oggi, Nuova P2, la politica si divide. Parisi: "Veleni senza fondamento"
l'impressione è che la verità sul Network spionistico sia una verità schierata.

Interessante che a non negare in toto, o a smentire a metà siano esponenti del Governo e del nascendo Partito Democratico....

GOVERNO = mezze verità, qualche veleno
Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, interviene per contestare quella parte dello scenario che prende in considerazione il ruolo dei militari. A suo dire, si mescola qualche elemento di verità, "peraltro già noto, ad una alta dose di veleno"...

PARTITO DEMOCRATICO = fare luce nell'oscurità
Cauto, molto cauto il diessino Luciano Violante. Dice: "Sono abituato a giudicare ciò che vedo, lì si parla di poteri oscuri e i poteri oscuri non si vedono".

SINISTRA = trame inquietanti
Il segretario del Prc Franco Giordano sostiene che "esiste effettivamente una trama di realtà e poteri che viene fortemente difesa dalla destra". Come pure il leader e ministro verde Pecoraro Scanio ritiene che "le cose che vengono scritte sono inquietanti e se non si è in grado di smentirle, la situazione è degna di un intervento dei presidenti di Camera e Senato".

CENTRO DESTRA = fantascienza, fantasmi
le reazioni più nervose si registrano nel centrodestra, un fantasma e nulla più lo spauracchio della P2, sostiene chi prende la parola. Per il coordinatore forzista Sandro Bondi, "invece di prendere atto della realtà di un atto sconsiderato del viceministro Visco, la sinistra e i suoi giornali si rifugiano nella fantascienza inventando mostri immaginari fatti di presunti apparati semiclandestini e rispolverando il fantasma della loggia P2".

Il capogruppo leghista alla Camera, Roberto Maroni, prova a cavarsela con una battuta: "Il problema non è la nuova P2, ma Unipol 2, cioè U2, ovvero che un vice ministro l'ha combinata grossa come Bertoldo e ora si deve dimettere e se non lo farà lui si dovrà dimettere il governo e quindi dovremo andare ad elezioni subito, entro l'autunno".

Il presidente della commissione Difesa del Senato, Sergio De Gregorio, ex dipietrista transitato alla Cdl e già strenuo difensore dell'ex direttore del Sismi Pollari (come ora del generale Speciale) definisce la ricostruzione una "turpe teoria mediatica, una manovra politica che punta a depotenziare l'autonomia delle forze armate".

lunedì 4 giugno 2007

'Non si puo' fare una frittata senza rompere le uova', parole di Romano Prodi

'Non si puo' fare una frittata senza rompere le uova', così secondo Sky News si è espresso Romano Prodi.

Ed è anche vero che rompendo le uova si puo' fare una frittata, ma non è detto...

Sul tema, e a proposito di Totalitarismo, si è più volte espressa a suo tempo Hannah Arendt ...

"
quando un'azione si perverte in una specie di fabbricazione, si può generare il male e la distruzione degli uomini, proprio come per fare una frittata occorre rompere le uova. In questa prospettiva, nello scritto " Sulla rivoluzione " (1963), la Arendt individua il conflitto essenziale dell'epoca moderna non tra diversi sistemi economici o tra classi, ma tra libertà e autoritarismo; da parte sua, ella si schiera dal lato delle associazioni che nascono spontaneamente, soprattutto nelle situazioni rivoluzionarie, ma rifiuta la definizione della politica come lotta per il potere e le giustificazioni della violenza, fornite da Marx, Sorel e Sartre, in quanto confondono tra loro azione, fabbricazione e processi naturali: ai suoi occhi, la non violenza è essenziale al movimento per la pace e la disobbedienza civile è lo strumento per la difesa dei diritti civili..."

http://www.filosofico.net/arendt105.htm

Ciò che costantemente Arendt ha cercato è stato quel tesoro, quello che la politica ha perso consegnandosi alla logica della strumentalità e del governo, a un’idea del "fare" che inesorabilmente è finito nel realismo di chi sottoscrive l’antico proverbio che «bisogna rompere le uova se si vuole fare la frittata», dimenticando, come diceva, le ragioni delle uova.

http://www.globalproject.info/art-9637.html

TitoloLe uova e la frittata. Filosofia e libertà in Benedetto Croce, Hannah Arendt, Isaiah Berlin
AutoreDesiderio Giancristiano
Prezzo € 10,00
Prezzi in altre valute
Dati2003, 122 p., rilegato
EditoreLiberilibri (collana Oche del Campidoglio)


http://libri.kelkoo.it/b/a/sbs/5101/10304425.html

Il network spionistico sa essere il virus e il terapeuta della malattia del sistema politico italiano

Dopo l'articolo di ieri a firma Eugenio Scalfari (La maionese impazzita, per insufficienza di razionalità), qualcuno a Repubblica.it si deve essere accorto di talune impercettibili contraddizioni, ed ecco che, con un brusco rilancio al rialzo del già incandescente gioco politico italiano, spunta il network spionistico, che sa essere il virus e il terapeuta della malattia del sistema politico italiano, a firma Giuseppe d'Avanzo (Una nuova P2 ricatta la politica debole), tutto da leggere, impossibile da sintetizzare o condensare:

http://www.repubblica.it/2007/06

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Dietro l'affare Visco-Speciale c'è il prepotente riemergere di un ramificato potere occulto
L'errore del viceministro: non rendere pubbliche le ragioni dei cambi voluti a Milano

di GIUSEPPE D'AVANZO

Una nuova P2 ricatta la politica debole

Non è una buona cosa maneggiare l'affare Visco/Speciale come una baruffa tra due caratteri autoritari e spicciativi, e non come un conflitto tra istituzioni che annuncia un ben altro sismo, più violento e dagli esiti imprevedibili. Un'analisi senza profondità, tempo e memoria di questo "pasticciaccio" impedisce di scorgere l'autentico focus della crisi che sta incubando: il ritorno sul "mercato della politica" degli interessi di quell'"agglomerato oscuro" che si è andato costituendo all'ombra del governo Berlusconi e nella spensierata indifferenza o sottovalutazione dei leader del centro-sinistra, Prodi, D'Alema, Rutelli in testa.

Si può dire che quel che fa capolino con l'offensiva del generale è una varietà modernizzata della loggia P2. La si può definire così, una P2, soltanto per semplificazione evocativa anche se il segno caratteristico di questa consorteria non è l'affiliazione alla massoneria (anche se massoni vi abitano), ma la pervasività - sotterranea, irresponsabile, incontrollata, trasversale - del suo potere di pressione, di condizionamento, di ricatto.

E' necessario cominciare da Visco. I passi stortissimi del comandante generale della Guardia di Finanza non possono lasciare in ombra gli errori del viceministro, che sono gravi. Non è in discussione la limpidezza morale di Vincenzo Visco, ma l'efficacia delle sue mosse e soprattutto la coerenza delle sue iniziative con la strategia del governo di cui è parte. Il primo errore del viceministro è di non rendere trasparenti le ragioni dell'urgenza di cambiare aria nelle stanze del comando della Guardia di Finanza in Lombardia, di non farne una questione pubblica.

Visco cede alla tentazione di avviare, come si legge in una lucida analisi del Sole-24 Ore, "un rozzo spoils system nei confronti di personale militare ritenuto troppo vicino alla gestione politica precedente". Che in Lombardia, la Guardia di Finanza sia stata molto prossima e a volte subalterna alle volontà del ministro dell'Economia uscente, Giulio Tremonti - e che ancora oggi possa esserlo - è fatto noto dentro la Guardia di Finanza e nella magistratura, ma Visco tira per la sua strada in silenzio e al coperto, con un altro passo falso. "Anziché stare alla larga da diatribe annose e poco misurabili", pensa "di utilizzare un gruppo contro un altro, senza calcolare modi, conseguenze e nemmeno la forza di chi gli sarebbe potuto rivoltare contro" (ancora il Sole-24 Ore).

Tatticamente difettosa, l'iniziativa di Visco ha un altro deficit. Non è politicamente omogenea alle scelte del governo che ha deciso di stringere, contrariamente a quel che crede Visco, un patto di compromissione, un'intesa, un patto di non-aggressione, chiamatelo come volete, proprio con quel network di potere, di cui il generale Roberto Speciale è soltanto uno degli attori, e nemmeno il maggiore.

Di quel network di potere occulto e trasversale, ormai si sa o si dovrebbe sapere. E' un "apparato" legale/clandestino deforme, scandaloso, ma del tutto "visibile". Nasce con la connessione abusiva dello spionaggio militare con diverse branche dell'investigazione, soprattutto l'intelligence business, della Guardia di Finanza; con agenzie di investigazione che lavorano in outsourcing; con la Security privata di grandi aziende come Telecom, dove esiste una "control room" e una "struttura S2OC" "capace di fare qualsiasi cosa, anche intercettazioni vocali: può entrare in tutti i sistemi, gestirli, eventualmente dirottare le conversazioni su utenze in uso, con la possibilità di cancellarne la traccia senza essere specificatamente autorizzato".

Quel che combina questo "mostro", che dovrebbe preoccupare chi ha a cuore la qualità della democrazia italiana, si sa. Qualche esempio. Dopo la vittoria elettorale di Silvio Berlusconi, pianifica operazioni - "anche cruente" - contro i presunti "nemici" del neopresidente del Consiglio. Durante la legislatura 2001/2006 raccoglie, "con cadenza semestrale", informazioni in Europa su presunti finanziamenti dei Democratici di Sinistra. E' il "dossier Oak" (Quercia), alto una spanna, denso di conti correnti, bonifici, addirittura con i nomi e i cognomi di presunti "riciclatori" e "teste di legno" dei finanziamenti occulti dei Ds che fanno capo ai leader del partito. Prima della campagna elettorale del 2006, l'apparato legale/clandestino programma e realizza una campagna di discredito contro Romano Prodi.

Sarebbe un errore, però, considerare il network "al servizio" del centrodestra. Quell'apparato legale/clandestino, a cavallo tra due legislature, si è "autonomizzato", si è "privatizzato", è autoreferenziale. Raccoglie e gestisce informazioni in proprio. Vere, false non importa: sono qualifiche fluide - il vero e il falso - nella "mediatizzazione della politica dove ogni azione politica si svolge all'interno dello spazio mediale e dipende in larga misura dalla voce dei media". A questa variante moderna di P2 è sufficiente amministrare, saggiamente, la cecità e le nevrosi delle power élite, angosciate dalle mosse degli alleati; spaventate dai complotti possibili, probabili, prossimi.

Con accorta disciplina, il network spionistico sa essere il virus e il terapeuta della malattia del sistema politico italiano che impedisce, all'uno come all'altro schieramento, di riconoscersi la legittimità (morale prima che politica) di governare. Alimenta così la sindrome di Berlusconi consegnandogli dossier sul complotto mediatico-giudiziario. La cura con una pianificazione di annientamento dei presunti complottardi. Eccita il "complesso berlusconiano" della sinistra e lenisce quello stato psicoemotivo, prima che politico, con informazioni sulle mosse vere o presunte del temuto spauracchio.

Quanto più il conflitto pubblico precipita oscurandosi in un sottosuolo, dove poteri frantumati, deboli, nevrotici tentano di rafforzarsi o difendersi; tanto più il network è in grado di essere il custode dell'opaca natura del potere italiano o il giocatore in più che può favorire la vittoria nella contesa.

La minaccia di questa presenza abusiva e minacciosa nel "mercato della politica", alla vigilia delle elezioni del 2006, sembra chiara al centrosinistra. C'è chi esplicitamente, con grande scandalo e dopo anni di distratto silenzio, avverte che "sono tornati i tempi della P2" e chi, più lucidamente, ragiona sul quel che è accaduto e sul da farsi. Preoccupato da una realtà che ha consentito di "sviluppare un agglomerato oscuro fatto di agenzie di investigazione e polizie private in combutta con infedeli servitori dello Stato che si muove in una logica di ricatto", trova "lo spettacolo spaventoso" e promette che "il nuovo governo solleciterà il Parlamento a indagare, accertare, comprendere cosa è accaduto". (Marco Minniti, oggi viceministro agli Interni).

In realtà, il governo Prodi appena insediato muove in tutt'altra direzione. Preferisce guardare altrove, incapace di prendere atto dell'infezione, in apparenza impotente a comprenderne il pericolo, addirittura impedito a programmare il necessario lavoro di bonifica. Quel che appare al vertice del network, il direttore del Sismi Nicolò Pollari, incappa nelle indagini della procura di Milano per il sequestro di un cittadino egiziano.

L'inchiesta mostra le connessioni del network e dimostra la sua attività di dossieraggio illegale. Incrociata con i risultati dell'istruttoria Telecom, offre una scena così inquietante per la qualità della nostra democrazia che dovrebbe convincere il governo a darsi da fare in fretta, a rimuovere, rinnovare, risanare; a chiedere al Parlamento - appunto - di "accertare e comprendere". Accade il contrario. Il sequestro del cittadino egiziano è protetto da un segreto di Stato che nemmeno Berlusconi e Gianni Letta hanno mai proposto alla magistratura milanese. Di più, per dare un minimo di credibilità alla sorprendente iniziativa, l'esecutivo non esita ad accusare dinanzi alla Corte Costituzionale di illegalismo la procura di Milano. Un altro segreto di Stato va a coprire gli avvenimenti che hanno accompagnato la missione in Iraq di Nicola Calipari, salvo poi chiedere a Washington "verità e giustizia".

Che si voglia tutelare, anche nella nuova stagione politica, il passato, i traffici e la fortuna dei protagonisti di quel network è ancora più chiaro quando si procede alla sostituzione dei vertici dell'intelligence. L'ammiraglio Bruno Branciforte va al Sismi senza alcuna delega in bianco o margini operativi e decisionali. Viene consegnato a un imbarazzante stato di impotenza. In sei mesi, per vincoli politici, non ha avuto la possibilità di rimuovere nemmeno un dirigente. Lo staff, i direttori centrali e periferici, il potentissimo capo del personale sono gli stessi dell'éra Pollari.

Ad alcuni degli uomini più fidati del generale uscente è stato consigliato di fare un accorto passo laterale diventando gli uomini forti e ascoltati del ministero della Difesa. Al Sisde il nuovo capo, Franco Gabrielli, ammette addirittura davanti al Parlamento che "così com'è, il servizio interno non può svolgere appieno un efficace compito di prevenzione". E tuttavia non riesce a incuriosire il ministro dell'Interno che, in sei mesi, non ha ancora trovato il tempo e il modo di riceverlo.

Se i "nuovi" hanno difficoltà a fare il loro lavoro, i "vecchi" possono ampliare - al contrario - il loro margine di manovra e i "punti di appoggio". Pollari è oggi consulente di Palazzo Chigi; il suo fidatissimo braccio destro, che con spavalderia minacciosa si è detto dinanzi al Parlamento "di sinistra" e prodiano, è addirittura al "Personale" della Difesa mentre il generale Emilio Spaziante, l'operativo di Pollari nella Guardia di Finanza di Roberto Speciale, è il numero due al Cesis, la struttura che fa da link tra la presidenza del Consiglio e l'intelligence militare e civile, una poltrona che, nel 2001, già fu di buon auspicio per Nicolò Pollari che da lì partì alla conquista della direzione del Sismi.

Il governo di centro-sinistra ha preferito chiudere un accordo di non-aggressione con quel network che, soltanto alla vigilia delle elezioni, appariva all'opposizione di ieri "spaventoso", "oscuro". Un'intesa cinica, realista che avrebbe anche potuto resistere se la parabola dell'esecutivo avesse dimostrato di poter durare a lungo; se la forza del governo avesse dimostrato, in questo suo primo anno, di essere adeguatamente salda e autosufficiente per poter affrontare l'intero ciclo quinquennale della legislatura.

Ai primi scricchiolii di popolarità e consenso, ai primi segnali di debolezza politica interna, il network è ritornato a muoversi con tutta la sua pericolosità
. Le minacce del generale Roberto Speciale ne sono una eloquente testimonianza. "So io che fare", ha detto ieri al Corriere della Sera. La congiuntura politica, la debolezza e le divisioni della maggioranza, qualche appuntamento di carattere giudiziario non inducono all'ottimismo e lasciano pensare che il peggio debba ancora venire, altro che il match Visco/Speciale.

Dunque. Ancora poche settimane e nel frullatore politico-mediatico entreranno le migliaia di intercettazioni telefoniche raccolte nell'inchiesta Antoveneta/Bnl. Un breve saggio di quanto possano essere esplosive lo si è già avuto nel 2006 con la pubblicazione della conversazione tra Gianni Consorte (Unipol) e il segretario dei Ds, Piero Fassino. Ma in quelle intercettazioni si sa, per dirne una, che si ascolta la voce dei maggiori leader del centro-sinistra, a cominciare da Massimo D'Alema e del suo collaboratore più affidabile, il senatore Nicola Latorre.

A incupire la scena, la preoccupazione che le intercettazioni legali possano incrociarsi con gli ascolti abusivi e le indagini illegali della Security Telecom. Per quel che se ne sa, è stato trovato soltanto un dvd con migliaia di dossier, nella disponibilità di un investigatore privato che lavorava per la società di telecomunicazioni (o per lo meno per gli uomini della sua sicurezza). Nessuno è in grado di escludere, a Milano come a Roma, che quel dvd sia soltanto una parte dell'archivio segreto. Mentre non c'è dubbio che anche la più irrilevante briciola di quelle informazioni, raccolte illegalmente, sia oggi nella disponibilità dell'"agglomerato oscuro". Che avrà il modo e l'occasione di giocare una nuova partita e qualche asso.

I tempi sono favorevoli. Le anomalie, i vizi, gli sprechi della politica italiana hanno scavato un solco tra il Paese e il Palazzo mettendo in moto, per dirla con le parole di Massimo D'Alema, "una crisi di credibilità della politica che tornerà a stravolgere l'Italia con sentimenti come quelli che, negli anni novanta, segnarono la fine della Prima Repubblica". La storia ci insegna che una democrazia fragile e largamente screditata può sopravvivere anche molto a lungo, grazie ai sui meccanismi di autotutela, soltanto però "in assenza di eventi traumatici "esterni" che la facciano crollare".

Ora tutta la questione è in questa eventualità. Non c'è dubbio che il network oscuro sia in grado di creare, anche artificialmente, un evento "traumatico" esterno. I dossier - veri o falsi, non importa - raccolti negli anni del governo Berlusconi dall'apparato legale/clandestino di spionaggio possono di certo esserlo. Se si guarda a come si è mosso, contro Vincenzo Visco, il generale Roberto Speciale, sembra di poter dire che in giro ci sia anche la volontà di farlo, la determinazione senza tentennamenti.

Il comandante della Guardia di Finanza ha tentato, infatti, di "giudiziarizzare" il braccio di ferro con il viceministro, di alimentare con la sua testimonianza (aggiustata per l'occasione) un'indagine penale e, sotto l'ombrello dell'inchiesta, mettere in circolo veleni, notizie mezze vere e mezze false o del tutto manipolate, capaci di "travolgere il Paese con i sentimenti degli anni novanta". Può essere stato soltanto un piccolo accenno di quanto accadrà di qui a dieci giorni. Sapremo presto quali iniziative intende muovere, quest'altra P2 - simile, ma non uguale a quella che abbiamo conosciuta - e quale forza di dissuasione o di compromesso è in grado di opporre il sistema politico.


(4 giugno 2007)

domenica 3 giugno 2007

Black Emotion.tv, la cultura dei popoli dell'Africa

Black Emotion è una trasmissione che attraverso la musica e la cultura africana affronta i diversi temi legati all' immigrazione ed accompagna gli immigrati africani residenti in Europa nella loro vita quotidiana.

Black Emotion nasce nel 2005 come format essenzialmente musicale, i due autori Maria Laura Uberti e Charles Leon Ndiaye hanno sentito la necessità di far conoscere al mondo una cultura che, nel mondo occidentale, viene spesso ignorata, bistrattata o addirittura, negata : la cultura dei popoli d'Africa.

In un mondo che diventa sempre più piccolo, in un'Italia che è sempre più multietnica e multilingue, in un mondo del lavoro che dipende sempre più dagli immigrati sia come forza lavoro che come consumatori, questa trasmissione diventa un importante veicolo d'informazione e di scambio con le comunità di immigrati presenti su tutto il territorio Italiano ed Europeo.
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La maionese impazzita, per insufficienza di razionalità

La destra giacobina a passo di carica
di EUGENIO SCALFARI

La maionese è impazzita. Quando avviene questo incidente culinario (e può accadere anche se le uova sono fresche di giornata) non c'è che buttarne il contenuto e ricominciare pazientemente da capo. Un'altra immagine dello stesso fenomeno che ho usato qualche mese fa è quella dello specchio rotto. Lo specchio è uno strumento che serve a riflettere l'immagine. Se si rompe in tanti frammenti l'immagine non c'è più e sopraggiunge una sorta di cecità, sia che si tratti d'un soggetto individuale sia - peggio ancora - d'un soggetto collettivo.

Ma nel caso nostro, voglio dire nella società italiana, nelle forze politiche e sociali che ne sono parti rilevanti, nella classe dirigente che dovrebbe guidarla ed esserne punto di riferimento e di esempio, non ci sono più nemmeno i frammenti di quello specchio. Si direbbe che un cingolato ci sia passato sopra e l'abbia polverizzato. Così si procede a tentoni, animati solo dall'istinto di sopravvivenza, dagli spiriti animali, dalla psicologia del branco, dai legami corporativi.

La razionalità non fa più parte del nostro bagaglio intellettuale e morale. È stata picconata da tutte le parti la razionalità; accusata di essere all'origine dei delitti e del più grave tra tutti - quello della superbia. Così la luce della ragione è stata spenta, nuove ideologie si sono installate al posto di quelle crollate in rovina, fondamentalismi d'ogni tipo hanno preso il posto della tolleranza e della certezza del diritto.
I circuiti mediatici hanno dato mano a questa devastazione e salvo rarissime eccezioni ancora continuano in questa funzione amplificatoria e istigatrice del peggio, accreditando e ventilando versioni dei fatti prive di verità e di ragione...

http://www.repubblica.it/2007/06

Resta solo un dubbio: ma, a sinistra, siamo proprio sicuri che i giacobini non stiano facendo un gioco altrettanto duro ?

sabato 2 giugno 2007

Usa vs John Lennon: 'Give peace a chance'


Usa vs John Lennon: 'Give peace a chance'
Le manifestazioni anti Vietnam e quelle antiproibizionismo, John Lennon e Yoko Ono, tutti vestiti di bianco, che protestano invece che con un sit in con un 'bed in', sdraiati su un letto candido invitano tutti a fare l'amore e non la guerra.

Il documentario Usa contro John Lennon , presentato alla Mostra del cinema di Venezia e da oggi nelle sale, è un interessantissimo spaccato della realtà americana sotto il presidente Nixon.

Racconta la vera e propria odissea durata 5 anni per John Lennon e signora per ottenere il loro permesso di soggiorno, 5 anni, un processo e una mobilitazione generale dei fan per dissipare la nube di dubbi e sospetti sul guru pacifista, troppo di sinistra per un governo che faceva la caccia alle streghe rosse.

E il documentario si chiude con quei quattro colpi secchi che misero fine al sogno e con una Yoko Ono matura che dice dice 'Hanno cercato di ucciderlo ma il suo messaggio è ancora vivo'. Give peace a chance, dai alla pace una possibilità.



http://www.kataweb.it
Audio:
Arriva al cinema Usa vs Lennon. Ce ne parla Chiara Ugolini

Poche settimane dopo l'uscita dell'album, dopo un pomeriggio trascorso in studio di registrazione, alle 22.50 dell'8 dicembre 1980, mentre il musicista rincasava con la moglie e si trovava di fronte all'ingresso del Dakota Building, il lussuoso palazzo in cui risiedeva sulla 72ma strada a New York, un giovane squilibrato di nome Mark David Chapman esplose contro di lui cinque colpi di rivoltella dicendo: "Hey, mr.Lennon!" Soccorso da una pattuglia di polizia, Lennon perse coscienza durante la corsa verso l'ospedale, dove fu dichiarato morto alle 23.09. Per ironia della sorte, proprio uno degli artisti che maggiormente avevano appoggiato il pacifismo nella storia della musica era morto di morte violenta.

Il curatore di it.Wikipedia ha la memoria corta: Martin Luther King, Gandhi, JFK ...
Proprio nessuna ironia...

Tanti personaggi in cerca di un'Utopia. I Padri Fondatori del PD secondo Walter Veltroni

... Nel testo da cui è tratta la citazione iniziale, trascritto dalla "lezione" che ha tenuto il 12 dicembre scorso all'Auditorium di Roma e poi ha riprodotto in un dvd distribuito nelle librerie, Walter Veltroni dice fra l'altro che "abbiamo bisogno di ritrovare la passione per la politica". Con un approccio multimediale, il leader virtuale del Partito democratico cita Charlie Chaplin ne "Il grande dittatore", Platone, Hannah Arendt, Helmut Kohl e Mikhail Gorbaciov, Martin Luther King, Vittorio Foa, Benigno Zaccagnini, Enrico Berlinguer, il senatore americano Barack Obama, Alcide De Gasperi, Bettino Craxi, John e Robert Kennedy, i premi Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, Nelson Mandela e Rigoberta Menchù. Una galleria di personaggi forse fin troppo affollata ed eterogenea, ma comunque attraversata da una corrente comune: la ricerca di un'Utopia, per "stare - come conclude Veltroni - con i piedi ben piantati per terra e insieme tornare a sognare"...

http://www.repubblica.it/2007/05