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Italian Journal of Psychology and Internet
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ARCHIVIO

nelle pagine dell'archivio si ritrova la storia di
Italian Journal of Psychology and Internet - Psicologia Online
ma anche la storia della psicologia italiana e mondiale in rete
dal 1996 al 2000
(i link alle pagine web o alle immagini possono risultare datati e dunque errati)

mercoledì 19 marzo 2008

La “Marcia Verso il Tibet” ha raggiunto il villaggio di Baddal senza trovare alcun ostacolo da parte della polizia.

Marzo 19th, 2008

Baddal, Punjab, 19 marzo 2008 (ore 16,30)

La “Marcia Verso il Tibet” ha raggiunto il villaggio di Baddal senza trovare alcun ostacolo da parte della polizia. Anzi, un sub ispettore e quattro agenti scortano i marciatori con il compito di proteggerli se si presentasse l’eventualità di contestazioni. Hanno detto che, a causa della incredibile copertura mediatica internazionale, il Governo indiano non vuole che si verifichino incidenti di sorta. Quindi rinnovo l’appello a tutti i sostenitori del Tibet a tenere più che mai desta l’attenzione su questa “Marcia” e su quello che significa per la causa tibetana. Siamo a circa una trentina di chilometri dopo il confine e tutto sta procedendo bene, passeremo qui la notte.

Karma C.
(corrispondente dalla “Marcia Verso il Tibet” per: Il Blog di Piero Verni (www.olistica.tv); Dossier Tibet (www.dossiertibet.it); Associazione Italia-Tibet (www.italiatibet.org); Il Sentiero del Tibet (www.ilsentierodeltibet.it); Giotibet (www.giotibet.com)

http://buddhismoitalia.forumcommunity.net/

Tibet to stay on Olympic torch route despite riots (Reuters)

Published: March 20, 2008

GABU VILLAGE, China — For Caidan, a 40-year-old farmer whose life in this traditionally Tibetan area revolves around its Buddhist temple, the aluminum smelter that belches gray smoke in the distance is not a symbol of material progress, but rather a daily reminder of Chinese disregard.

“Look at the walls of our temple, they have all gone grimy with the smoke that pollutes our air,” said Caidan, who, like many Tibetans, goes by a single name.

Asked if Tibetans in this part of Qinghai Province in China’s rugged west had benefited from jobs at the factory, a man sitting nearby shook his head and launched into a litany about preferential treatment that he said was systematically given to members of the country’s Han Chinese majority.

http://www.nytimes.com/2008/03/20

Tibetan Students Rise Up In Tibet & China

Dozens of Tibetan students in Beijing held a candle light vigil at the Central University for Nationalities. Around 500 Tibetan students in Lanzhou, eastern Tibet, undertook a 24-hour hunger strike to protest China’s violent crackdown on Tibetans. Click here to read more. Everyone at Students for a Free Tibet feels a great sense of solidarity and pride with young Tibetans inside Tibet and China. We are with you.

http://www.studentsforafreetibet.org/

The Dalai Lama’s Dilemma

By MADHUR SINGH/DHARAMSALA

Before the intervention of the Dalai Lama, India-based Tibetan activists believed they had the momentum. “The scale of the uprising, its spread, is wider than 1959,” Tenzin Tsundue, a charismatic Tibetan writer-activist, told TIME from Indian police detention in Jwalamukhi. “We’ve achieved in three days what we were hoping to achieve in three months.” Tsundue had been among the first batch of 101 marchers held on Thursday by Indian authorities. Organizers were also hoping the protests within Tibet and China would gather steam. “Much as we are sad for our brothers and sisters in Tibet, we want the protests to continue,” said B. Tsering, president of the Tibetan Women’s Association. But since the passing of the Chinese deadline for the protestors to surrender at midnight Monday, the organizers of the protests in India have been treading a thin line between hope and despair — protests seem to have calmed down in Tibet and China, but every news of new protests and arrests brings a tiny blip of hope. They’re far from ready to give up the protest altogether. Asked if they’d stop the march if asked to do so by the Dalai Lama, Tsewang Rigzin, president of the Tibetan Youth Congress, answered with an emphatic: “No.” The schism within Tibetan ranks is set to widen.

http://www.time.com/

Tibet to stay on Olympic torch route despite riots

Wed Mar 19, 2008 9:46am EDT

By Nick Mulvenney and Lindsay Beck

BEIJING (Reuters) - China vowed on Wednesday to take the Olympic torch to Tibet despite deadly riots there and said it was in a “life or death struggle” over the Himalayan region with “the Dalai Lama clique”…

Jiang Xiaoyu, executive vice president of the Beijing Organizing Committee for the Olympic Games, told a news conference the relay would proceed as scheduled because the situation in Tibet has stabilized. …

The torch relay, which starts when it is lit in Ancient Olympia, Greece, next Monday, is scheduled to visit Tibet twice…

When the flame arrives in Beijing on March 31 before embarking on its journey around the world, a second torch will be lit and taken to Tibet, where Chinese climbers will attempt to take it to the top of Mount Everest. The attempt will take place in early May whenever the weather conditions on the world’s tallest mountain are most suitable.

Tibet is also on the domestic leg of the relay in June.

(Additional reporting by Chris Buckley and Benjamin Kang Lim in Beijing, John Ruwitch in Sichuan province and by Tan Ee Lyn in Hong Kong; Editing by Bill Tarrant and Alex Richardson)

http://www.reuters.com/

Repubblica.it intervista il Dalai Lama

Da Dharamsala parla la Guida spirituale
“Agenti cinesi hanno provocato gli scontri”

Il Dalai Lama: “Pronto a dimettermi
se il mio popolo diventa violento”

Appello ai “duri”: “La gazzella non batte la tigre, scegliete il dialogo”
di RAIMONDO BULTRINI

Il Dalai Lama

DHARAMSALA - Il Dalai Lama dice senza mezzi termini che è pronto a “dimettersi” se la situazione in Tibet dovesse finire “fuori controllo”. Lo fa davanti a una piccolo gruppo di giornalisti internazionali venuti qui con noi nella sua residenza circondata da una folla di fedeli in preghiera. Una frase ad effetto che ha fatto presto il giro del mondo, anche se il suo significato è stato da molti interpretato come una rinuncia al ruolo “divino” di Dalai Lama, una carica - almeno finora - non certo elettiva. Da almeno sei secoli infatti, per i buddisti tibetani la sua mente è capace di tornare nella forma umana del leader spirituale dopo ogni morte fisica. Per chiarire meglio questo e altri aspetti emersi nella conferenza stampa, il Dalai Lama ci ha concesso un colloquio esclusivo nel suo ufficio privato.

In che senso ha parlato di dimissioni, Santità?
“A quanti mi hanno accusato di non volere fermare le proteste in corso, ho semplicemente spiegato che io non sono un dittatore, che dice alla sua gente: fai questo, non fare quello. Ho precisato che sono semmai un portavoce del mio popolo. Ma se la maggioranza dei tibetani dovesse prendere la strada della violenza, allora la mia risposta sarebbe quella che ho già dato dopo gli incidenti dell’88: complete dimissioni dal mio ruolo di loro rappresentante”.

I cinesi continuano però ad accusare lei di aver istigato le rivolte.
“Sì, dicono che i miei seguaci bruciano i negozi, uccidono innocenti… Ho già detto molte volte: non usate violenza. Bruciare è violenza, uccidere è violenza. Per esempio, in tv ho visto la foto di un khampa (etnia tibetana dell’est, ndr) con una spada. Non è buono, come non è buono l’uso della violenza da parte di chiunque, siano Usa, Cina o Tibet”.


Ma i tibetani sembrano stanchi di aspettare e molti dicono di non vedere altre vie d’uscita.
“Certe volte alcuni di questi giovani che vogliono l’indipendenza, esasperati per le ingiustizie, vengono da me con le lacrime agli occhi, vogliono combattere. Allora gli dico: ok, servono un fucile, dieci fucili, un sacco di munizioni. Dove li prendete? Mi rispondono: in Pakistan, Afghanistan. E allora come li spedite? Dal Nepal, impossibile, dall’India, impossibile, dal Pakistan, impossibile. Esprimere le proprie emozioni è facile, ma dobbiamo essere pratici. Può la gazzella lottare con la tigre? L’unica arma, l’unica forza è la giustizia, la Verità. Le spiego con un esempio perché la violenza, oltre che sbagliata, diventa controproducente. Anche durante le proteste degli anni ‘80 furono accusati i tibetani di certe stragi che - solo dopo - si è scoperto vennero messe in atto da agenti cinesi mandati a provocare tra i rivoltosi. Impossibile fare un controllo indipendente. Altro esempio, nei giorni scorsi a Katmandu ci sono state vetrine rotte e violenze: abbiamo avuto prove che di nuovo sono stati agenti cinesi per creare tensioni tra comunità locale e tibetani. Lo stesso era successo qui a Dharamsala due anni fa, quando fu bruciato il negozio di un indiano”.

Anche la sua richiesta di autonomia è rimasta però inascoltata.
“Tra i cinesi più educati grazie all’approccio non violento e non separatista raccogliamo un genuino supporto. Se poi cerchiamo l’aiuto del mondo esterno, dell’India, degli Stati Uniti, dell’Europa, è molto difficile ottenere qualcosa con una richiesta di indipendenza. Certo ci vuole tempo. Con le armi forse si risolvono le cose più rapidamente, ma i problemi si ripresenteranno sempre più gravi. Con la collaborazione e la comprensione si eliminano alla radice. Anche nei regimi totalitari le cose cambiano, la leadership cambia, la politica cambia. La situazione cinese di oggi è diversa da quella passata. Se i cinesi diventassero realistici, in poche ore si risolverebbe ogni controversia. So che diffidano di me, ma potrebbero venire qui a Dharamsala, non c’è niente da nascondere, non potranno vedere i miei polmoni, ma possono vedere il mio portafoglio, le mie urine, le mie feci”.

Le sembra realistica un’indagine indipendente?
“Ho scritto una lettera ai nostri amici indiani, americani: per favore, ho detto, aiutateci a raffreddare questo clima terribile. Qualcuno vada a indagare, presto, sul posto, per capire i veri motivi delle tensioni ed evitare che si ripresentino. Per esempio, riceviamo continue informazioni secondo le quali molti tibetani feriti non ricevono assistenza negli ospedali cinesi. Era già successo dopo le manifestazioni dell’87 e dell’88. Ecco come il risentimento riaffiora anche a distanza di venti anni. Certi comportamenti contro la nostra gente hanno segnato le generazioni che oggi hanno 40, 50, 60 anni, ora è una nuova leva a essere trattata allo stesso modo e a ribellarsi: come si pensa di interrompere questo ciclo?”.

Domani (oggi ndr) lei incontra i gruppi che hanno organizzato qui in India la marcia verso il Tibet. Che cosa gli dirà?
“Gli chiederò: che cosa andate a fare al confine? Otterrete così l’indipendenza? Come primo risultato mettete il governo indiano in grande difficoltà. L’India ha davvero fatto cose meravigliose per noi, ci ospita da sessant’anni, ha finanziato scuole, assistenza per la comunità tibetana. Al confine inoltre si scontreranno con i soldati cinesi: a quale fine? Il caso Tibet è difficile, delicato, irrisolvibile con decisioni emotive. E in questo clima di tensione è difficile prendere decisioni razionali”.

Secondo i cinesi il suo popolo è felice sotto il governo comunista, e che è solo lei a creare problemi.
“Certo, dicono che l’unico problema è il Dalai Lama. Ma vede, io qui sono molto felice, non mi manca niente. In realtà il problema è il Tibet: ogni tibetano che vive all’estero, se viaggia nella nostra terra esce con l’impressione di una situazione terribile, quasi ogni famiglia dagli anni ‘50, ‘60, ha subito un lutto, trentamila tibetani sono venuti qui negli ultimi anni. E poi ci sono diverse opinioni tra gli stessi cinesi: alcuni pensano che se il Dalai non ci fosse più le cose sarebbero più facili, altri ritengono che sarebbero invece più difficili. Qual è la verità? In ogni caso non ho intenzione di morire presto…”.
Guarda in alto e ride.

(19 marzo 2008)

http://www.repubblica.it/2008/03/

Il leader buddista incontra a Dharamsala gli esponenti più radicali della comunità in esilio

Cina: «Nel Tibet è questione di vita o morte»

Il capo del Parito comunista a Lhasa: «È in atto un’aspra lotta con la cricca del Dalai Lama»

Proteste davanti all’ambasciata cinese in Indonesia (Epa)

PECHINO - Nel Tibet con il Dalai Lama è in corso «una lotta per la vita o per la morte». È l’atteggiamento della Cina nei confronti delle proteste tibetane che, secondo Pechino, sono state organizzate dal capo in persona dei buddisti tibetani per boicottare le Olimpiadi e gettare discredito sull’intera Cina. «Siamo nel mezzo di un’aspra lotta che comporta sangue e fiamme, una lotta per la vita o per la morte con la cricca del Dalai», ha detto in una teleconferenza ai capi del partito il segretario del Partito comunista del Tibet, Zhang Qingli. «I leader di tutto il Paese devono capire la difficoltà, la complessità e la natura di un lungo periodo della lotta», ha detto in un intervento riportato da Tibet Daily. «Se restiamo un cuore solo, se trasforiamo le masse in una fortezza e lavoriamo insieme per attaccare il nemico, allora possiamo salvaguardare la stabilità sociale e ottenere una piena vittoria in questa battaglia contro il separatismo».

http://www.corriere.it/esteri/08_marzo_19


“Shoot to kill” orders in Tibet

“Shoot to kill” orders in Tibet

While the world sleeps, reports overnight that Chinese troops have been given a “shoot to kill” order after the passing of the midnight deadline for protesters to surrender…..

image

http://slurl.com/secondlife/Chapala/218/221/63


To sign the worldwide petition (150,00 signatures so far) asking the Chinese authorities to stop the violence go to:
http://www.avaaz.org/en/tibet_end_the_violence/

To view video of the demonstrations in Tibet to go:
http://hub.witness.org/

Some of the latest pictures out of Tibet, supplied by Students For A Free Tibet, can be seen on SL SHOUTS! land in Chapala (LM at the end of this Note)

WARNING: These pictures are confronting and very disturbing. They show dead Tibetan protestors.
They are displayed on the south-east corner of the land.

March 19th: Twenty Tibetans were reported dead following a crackdown in the Tibetan province of Amdo by Chinese authorities. Nine of the dead have been confirmed and identified so far:
1. Tashi (27yr old male from Lhade Gongma)
2. Tsezin Totsang (32yr old male from Thechung)
3. Atisha Gangwatsand (male from Denshu Village)
4. Lhundup Tsomo Jigjetsand (17yr old student from Ngoshu Village
5. Norbu Phurwagoen (15yr old male student from Shanglung Village)
6. Butrang Dhargyetsang (female)
7. A monk from Zamthang
8. Sangay (18yr old male from Raro Village)
9. Gyamtso Beize

Here are a few additional links:

We’re checking these organizations websites regularly to get updates and read the latest:

Tibetan Centre for Human Rights & Democracy in Dharamsala, India, Students for a Free Tibet, and their regularly updated blog and the International Campaign for Tibet, which has a very comprehensive list of Tibet-related links and resources. Additionally, we’re always looking at the Tibetan People’s Uprising Movement’s website, a new coordinated Tibetan resistance effort led by five Tibetan organizations in the lead up to the 2008 Beijing Olympics. You can watch their campaign video here. For online press, you may wish to look at The Times and the Chinese government site, Xinhua.

domenica 16 marzo 2008

Dalai Lama Cultural Genocide in Tibet

TIBET: DALAI LAMA CHIEDE INCHIESTA INTERNAZIONALE SU 'GENOCIDIO CULTURALE'


Free Tibet

Dharmasala, 16 mar. - (Adnkronos) - Il Dalai Lama invoca un'inchiesta internazionale sulla violenta repressione cinese delle manifestazioni in Tibet, vittima di un vero e proprio "genocidio culturale". "Alcune rispettate organizzazioni internazionali possono indagare su qual e' la situazione in Tibet e su qual e' la causa - ha detto il leader tibetano in esilio da Dharmasala, nel nord dell'India, dove ha incontrato i giornalisti - Che il governo cinese lo ammetta oppure no, c'e' un problema. C'e' un antico patrimonio culturale che e' seriamente in pericolo. Che sia intenzionale o no, sta avendo luogo una sorta di genocidio culturale".

http://www.adnkronos.com/IGN/Esteri/?id=1.0.1980178572

Dalai Lama condemns 'cultural genocide' in Tibet

By David Eimer in Beijing, Gethin Chamberlain and agencies
Last Updated: 11:14am GMT 16/03/2008

The Dalai Lama, Tibet's exiled spiritual leader, has condemned China's "rule of terror" in Tibet and accused it of "cultural genocide".

... The Dalai Lama said the international community had a "moral responsibility" to remind China to be a good host for the Olympic Games, but added "the Olympics should not be called off"...

http://www.telegraph.co.uk/.../2008/03/16


venerdì 14 marzo 2008

Humour and Second Life, Caffe Freud Sunday Meeting

Caffe’ Freud, Humour and Second Life

Caffe Freud at Elegua

This will be the suggested topic for our Sunday Meeting at Elegua (9am SLT, 17 Rome/Berlin)

Why the Sense of Humour? Because I see ever more people very or too serious in the last times, in Second Life.

So I wonder, but, more, I’d like to find again, with you, that Humour, and Laughing too :D

So, if you have any Story of your second life that can help us to look for that Sense, you’re welcome (and also if you are too serious, a reason more!)

http://slurl.com/secondlife/Elegua/145/227/22

mercoledì 5 marzo 2008

Caffe Freud opens Today in Open Life

Caffe Freud, more BIG and restored, opens today in OpenLife, at Campanella (118/143/299)

You can beguin the travel from the Campanella Island, via the teleport in the high tower, and from the Caffe, via the… aquatic teleport, join the big Disco La Coupole!

Caffe Freud opens as a meeting point in OpenLife, and as a Gallery for Pictures at an Exhibition … à la Modest Mussorgsky

Caffe Freud in OpenLife

Source: Caffe Freud in Open Life opens Today

in Campanella News (OpenLife Blog)


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